Durante l’ultimo appuntamento con “I-N-T-I-M-I-S-M-I”, rassegna dedicata alla musica indipendente italiana e non solo, abbiamo avuto il piacere di incontrare Simone, aka Strueia, che ci ha deliziato con la sua esibizione dal vivo e con il quale abbiamo fatto quattro chiacchiere nel sempre vellutato ambiente della Calzoleria.
Quello che emerge dal suo percorso artistico (che davvero, artisticamente parlando, ne ha passate di ogni: cantante, batterista, ora si cimenta in un one-man project) è la grande passione per la musica: impossibile negare una cosa simile di fronte ad una persona che suona ormai da più di dieci anni e che, come detto, non si è mai tirata indietro di fronte alle più varie possibilità e sperimentazioni.
Questo progetto, Strueia, risente fortemente di queste caratteristiche: versatilità prima di tutto, con richiami che vanno da Daniel Johnston a John Frusciante, fino addirittura a Frank Sinatra e Dean Martin, particolarmente richiamati nell’ultimo disco, in uscita a marzo, su cui però il nostro non si è voluto sbottonare più di tanto.
“Morolo”, questo pare sia il titolo, successore di “From the appartamento to eternity”, è stato oggetto di un costante labor limae per differenziarlo dalla grande massa di compositori lo-fi con i quali ognuno di noi si trova ad ascoltare, quotidianamente o quasi.
Il passaggio dalla registrazione di un album con una band e registrare da solo è stato difficile, ammette: “avevo delle idee poco chiare su cosa fare, ero ancora abituato all’interazione con gli altri”, questo è evidente già dall’ascolto di alcune tracce di “From the appartamento to eternity”, come “L’appartamento”, ottenuta “strimpellando Johnny Cash”, dal forte tono intimista, casalingo, come del resto tutto il disco.
Nel nuovo album “mi sono sentito molto più a mio agio, dato che l’80% delle composizioni erano mie già da quando suonavo nel gruppo, anche se tutti portavano il loro contributo. Sono cosciente che ci siano delle imperfezioni, come è naturale essendo un lavoro svolto da solo, ma spero che possa piacere”, continua ancora Strueia (ormai ci siamo abituati a chiamarlo così).
Particolarmente importante è il ruolo svolto dalla drum machine e dai loop, elementi fondamentali per creare una atmosfera delicata, ovattata, tipica della sua produzione, volutamente vicina a suoni bassi, pieni di effetti.
Non per questo la sua musica non è adatta a spettacoli dal vivo, anzi: possiamo dire che proprio di fronte al pubblico viene fuori tutta l’anima dietro questo progetto; un’anima inquieta, tormentata, ma proprio per questo in grado di offrire delle vere perle come “La fine di un idiota” e “Per quando siamo tristi”, che fanno chiaramente capire di che tipo di lavoro abbiamo di fronte.
Un lavoro che abbiamo apprezzato moltissimo, ricco di sfumature di significato, di immagini pronte per essere colte.
Di Paolo Pugliese.
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La Calzoleria
La Calzoleria apre il portoncino di via Prenestina 28 a the Freak. Il luogo dove per anni ha vissuto e lavorato uno dei migliori calzolai di Roma, da aprile 2012 si è trasformato in un Circolo di promozione sociale. Un ambiente dal gusto retrò ma che ospita l’arte in tutte le sue forme, un luogo in cui assistere a rassegne di musica accompagnate da esposizioni di artisti emergenti, assaggiando birra o degustando del buon vino. Ma soprattutto, una volta aperto il portoncino, La Calzoleria si presenta da sola perché “ogni scarpa è una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo”.
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