Perché di tutte le cose del mondo, di tutte le cose che si possono vedere, delle città enormi fatte di palazzi e di strade, la più invisibile, quella che non si coglie mai con uno sguardo mentre si fissa un paesaggio da una finestra, è la cosa che più di tutte rende il mondo per ciò che è, ossia regola i rapporti umani, decreta la vita e la morte degli uomini e degli oggetti, plasma le opere, determina i fatti, perché affacciandomi la mattina alla finestra posso vedere i fianchi dei palazzi costruiti col denaro, le macchine schierate ai bordi delle strade comprate col denaro, perché posso vedere persone ben vestite la cui cura e alimentazione e sanità vengono garantite dal denaro, e posso vedere jeans, camicie, cravatte, interi abiti la cui essenza fisica è determinata da passaggi di denaro, perché posso avvistare feste e funerali, garzoni di bar vestiti di bianco che trasportano vassoi di caffè in cambio di denaro, perché posso guardare sigarette che si accorciano sulle bocche di donne che per concedersi il diritto di vedersi accorciare una sigaretta sulla bocca sborsano denaro, perché posso osservare acconciature, barbe, sopracciglia tratteggiate in un certo modo, la forma stessa dei visi modificata in misura del denaro, perché affacciandomi la mattina alla finestra posso vedere tutto questo che è conseguenza, derivato, effetto del denaro, ma non riesco a vedere, se non in ridottissima parte, se non in piccoli pezzi di carta mal nascosti nelle tasche di una giacca e nella piega di un portafogli, se non in biglietti bluastri e inoffensivi maneggiati con indifferenza nei pressi di una pompa di benzina o alla cassa di un supermercato, perché non riesco a vedere il denaro?
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