Non parliamo dell’ennesimo Bon Iver collocato nel classicismo folkeggiante, ma di qualcosa di più complesso e stratificato: la sua “Sticks&Stones”, infatti, ammicca al folk tradizionale britannico, ma ingloba anche una componente alt-country, decisamente idillica. La risultante? Una dolcissima e toccante canzone d’amore, fuori dal tempo quanto dallo spazio, un bozzetto melodico la cui levità è appena offuscata da una malinconia latente e da timidi accenni stranianti. È un autentico gioiello di sottile malinconia bucolica, nel quale la voce di Steffen riecheggia nella sua cristallina rochezza. Quell’oscura bellezza si snoda sul tappeto sonoro acustico della chitarra dell’artista ed è difficile togliersela dalla testa, fin dai primi ascolti. In una recente intervista: “Quando mi sono trasferito nel 2009 a Berlino, mi si è aperto un nuovo mondo, quello della musica elettronica. Non si trattava più di una semplice esperienza intellettuale, di un testo con armonie, ma di fisicità e corpo, una vera esperienza del sound. Questo ha completamente cambiato il mio modo di ascoltare e comporre musica – afferma il giovane artista – e mi sono tuffato in questo mondo con grande entusiasmo” .
Il cantautore tedesco riesce a combinare con grande naturalezza questi due mondi, l’analogico e il digitale. Diversi remixer si sono avvicinati alla musica di Linck e hanno rielaborato i suoi brani in chiave electro house, come testimonia la stessa “Sticks&Stones”, remixata anche dal dj e producer Sascha Kloeber, raggiungendo più di un milione di ascolti su Spotify