In compagnia di Ella M. Endif

Creato il 11 dicembre 2014 da Anncleire @anncleire

È per me un estremo onore ospitare sul mio blog Ella M. Endif una donna di eccezionale bravura, che stimo immensamente, che mi ha regalato tantissima fiducia, in me e in lei. Abbiamo imparato a conoscerla grazie al suo romanzo d’esordio MANUALE DELLA PERFETTA ADULTERA che vi invito a non lasciarvi scappare, perché è di una bellezza unica.

 

Ma di cosa parla il libro???

Loreline Preston vuole essere felice: vuole che il suo matrimonio funzioni, che le montagne che circondano North Conway inizino a piacerle, che suo figlio cresca amato e sicuro di sé. Ryan sa che nulla si ottiene senza sacrificio, perché nulla le è stato regalato e sa che rigore, disciplina ed onestà sono gli unici mezzi che ha per mantenere unita la propria famiglia. Non teme la rinuncia, anche se questo significa riporre i suoi sogni in un cassetto. Non teme la lotta contro se stessa perché, per amore di suo figlio, ha ridotto la sua voce interiore al silenzio e si è convinta di non desiderare altro.

Trevor Knight è un uomo ambizioso: vive a Chicago e lavora in uno studio legale prestigioso. Sa cosa significa avere potere, sa come manipolare persone e situazioni per trarne sempre un vantaggio. Autocontrollo e perseveranza sono i suoi tratti distintivi. Non ha legami e non ne sente la mancanza. Anche con la sua famiglia d’origine mantiene rapporti distaccati e quando i fratelli gli chiedono aiuto per un problema burocratico della scuola d’infanzia che dirigono, è costretto a trasferirsi per un po’ a North Conway.

Un solo bacio con uno sconosciuto è l’unico momento di pazzia che Ryan è disposta a concedersi nella sua esistenza fatta di doveri, prima di tornare ad Andy e a un matrimonio che le si sta frantumando tra le mani. Un solo bacio non basta a Trevor, che pensava di avere già tutto ciò che desiderava e scopre, invece, di avere un vuoto che soldi, successo e bellezza non sono mai riusciti a colmare.

Il caso congiurerà contro di loro per farli incontrare ancora, perché la vita è imprevedibile, i progetti sono fatti per essere rivoluzionati e le certezze per essere messe in discussione. Ryan e Trevor riconosceranno nell’altro il completamento di se stessi, ma lotteranno a lungo prima di capire che smarrirsi del tutto è l’unica strada percorribile per ritrovarsi davvero.

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Se ne volete sapere di più vi invito ad andare a dare un’occhiata al TREVOR READ ALONG che ci ha accompagnato dal 20 ottobre al 9 novembre. Potete ascoltare la mia vocetta stridula che vi legge il primo capitolo nel terzo episodio di Audio Anncleire.

“È uno di quei casi in cui mi sento inadeguata rispetto a ciò che mi trovo davanti. Quando ho terminato la lettura, quando mi sono trovata davanti la parola fine ho vissuto un misto di esultanza e strazio, perché in fondo il libro è immensamente emozionale. E come fai a chiudere gli occhi dopo averlo letto? Perché si è finzione, è un romanzo, ma ti induce a pensare a quanto reale sia questa situazione, a quanto tutto possa trarre in inganno. Perché Ella non racconta semplicemente una storia d’amore ma scrive una sorta di sveglia, una denuncia delicata e forte per tutti quei casi in cui si pensa che “i panni sporchi si lavano in casa”. Ma non è solo questo, il romanzo della Endif è una storia preziosa, una storia di speranza e amore, amore declinato in ogni sfumatura possibile. È una storia di sacrificio e lavoro, di famiglia e valori forti. Nasconde un mistero e una rivincita ma è soprattutto la storia di un incontro rivoluzionario. Sono sempre le più piccole cose a trasformare la nostra vita. Gli eventi più insignificanti a rivoluzionare la nostra esistenza. Un incontro in un supermercato innesca una catena di straordinari eventi.

Questo libro non è solo una romance, ma una storia di denuncia, di scuotimento delle coscienze, una storia di una donna per le donne, per dar loro quel brivido per uscire dal guscio. Bisogna essere coerenti e sempre attente, bisogna sempre EDUCARE AL RISPETTO. Per gli altri, ma anche verso sé stesse. Ella ha la delicatezza delle emozioni di una madre e la dolcezza di una storia speciale, che non lascia indifferenti. Una storia autentica, che emoziona il lettore e lo porta a vivere in modo profondo e ricco, perché non bisogna mai smettere di lottare per ciò che è giusto.”

Potete leggere la mia recensione completa sul mio blog e vi invito calorosamente a comprare questo libro meraviglioso, che vi aprirà gli occhi su tante cose.

 

Ma torniamo an noi… Ella è stata così meravigliosamente gentile da rispondere ad alcune domande. Non posso che ringraziarla per aver trovato del tempo da dedicarmi nella sua vita impegnatissima. Grazie davvero per la tua fiducia e il tuo tempo… ti adoro :*

- Che cosa ti ha spinto ad autopubblicarti?

I tempi dell’editoria tradizionale. Già di mio ho dedicato a questo libro quattro anni, che non considero troppi o troppo pochi, sono solo oggettivamente parecchi per un unico libro. E poiché sono una persona che necessita di concludere un percorso, prima di iniziarne un altro, ho deciso di autopubblicare il mio romanzo, pur avendo effettuato alcuni invii a case editrici (ho scartato di quattro mesi, che comprendo siano pochi per ingranaggi come la Fazi, la Mondadori e via discorrendo, ma sono abbastanza per me).

- In molti se lo sono chiesto… quali sono le motivazioni dei tagli rispetto alla fan fiction originale?

Questa è una bellissima domanda. Quando ho iniziato a revisionare, non ho proprio pensato “devo tagliare”. Ho pensato “ho uno stile più maturo rispetto a quattro anni fa, vediamo che succede”. Ed è successo che da settecento pagine sono passata ad ottocento in pochissimi capitoli. E questo non va bene. Non va bene per alcune semplici ragioni: una fan fiction non è un libro. Ha delle caratteristiche intrinseche diverse, è allenamento alla scrittura, è una narrazione a puntate che spesso si srotola nell’arco di mesi o anni. È improponibile aspettarsi che un lettore che acquista un romanzo si trovi a leggere all’inizio di un capitolo una sorta di riassuntino del capitolo precedente, ad esempio, senza rischiare che abbandoni il libro. Il ritmo deve essere serrato, la componente discorsiva deve equilibrarsi a quella dei dialoghi (personalmente la discorsiva deve essere ridotta all’essenziale). Il mio motto durante la revisione è stato: mostrare più che raccontare.

- Che ruolo ha per te l’erotismo?

È fondamentale. Nella vita in primis e, di conseguenza, nella scrittura che non è altro che uno specchio della prima. Nel Manuale l’erotismo è stato rivisitato in toto, non per pudore (pudica io? Naaaaaa), ma perché dopo tante lemon scritte e lette, capisci che non è necessario il navigatore satellitare per far palpitare un cuore…

- Qual è il personaggio a cui sei più affezionata? E quello che ti assomiglia di più?

Conrad Heinz. Nel mio immaginario è sovrapposto a Steve Jobs, che scomparve proprio nel periodo in cui scrivevo la bozza del libro. Conrad è un omaggio alla sua persona. Quello che mi assomiglia di più… Bess. È il mio alter ego.

- Da dove nasce l’idea per il Manuale?

Nasce da una OS, un’idea che mi ferì la mente una sera, per caso… Ero tornata dal supermercato e avevo indosso gli stessi abiti di Ryan. La mente iniziò a volteggiare e in mezz’ora avevo scritto quello che sarebbe diventato il primo capitolo del libro.

- Perché hai scelto questo titolo? Te lo volevo chiedere dalla notte dei tempi :D

Il Manuale della Perfetta Adultera fa riferimento al libro citato nella storia. Quando dovevo scegliere il titolo del romanzo mi sono detta che doveva essere qualcosa di centrale, di inerente la narrazione. E poi mi piaceva il fatto che fosse fraintendibile, che incuriosisse un lettore al punto da spingerlo a sbirciare la sinossi e domandarsi se la storia raccontata fosse davvero quello che sembrava o qualcosa di più.

 

- Trevor… qual è il tuo uomo ideale?

Una persona piena di difetti, ma abbastanza coraggiosa da non avere paura di mostrarsi per quella che è.

- Qual è la scena che non avresti voluto togliere e che alla fine hai tagliato lo stesso?

Ho tagliato tantissimo. Il capitolo 4 rimarrà per sempre scolpito a fuoco nella mia mente perché è andato avanti e indietro da me alla mia editor almeno cinque volte. All’inizio lottavo con me stessa perché non riuscivo ad accettare che alleggerire la storia del superfluo apportasse un reale beneficio alla narrazione. Ho sofferto per tutti i tagli, ma quando ho riletto tutto ho capito che avevo fatto bene e che avevo iniziato a pedalare senza rotelle.

- Non hai avuto paura di avere lettori sconvolti nel leggere certe scene violente?

No, mai. Quando ho scritto questa storia sapevo cosa non volevo scrivere. Non volevo colpire il lettore con scene gratuite, buttate tanto per attirare l’attenzione, ma sostanzialmente fini a se stesse. Tutto quello che viene descritto nel Manuale ha un motivo ed è funzionale alla storia. Quando si decontestualizza qualcosa allora si che una scena può disturbare, ma ho cercato sempre di inserire lo stretto indispensabile, nulla di più.

- Hai sempre voluto fare la scrittrice? Qual è la tua routine di scrittura?

No. E non la sento una professione. Come spesso ho detto, sono fortunata a riuscire a ritagliarmi il mio spazio per esprimermi e questo accade con la scrittura, ma anche con l’esercizio della creatività in genere. La scrittura ha veicolato nel giusto modo una parte di me stessa che faticava ad emergere e, quando è accaduto, ho capito che non sarei mai potuta tornare indietro. Scrivo la notte e all’alba, i momenti in cui ho più tempo e sento il bisogno di entrare in contatto con me stessa.

- Che cosa non dovrebbe mai mancare in un buon libro?

La cura. A partire dalla correttezza grammaticale ed ortografica a finire con la scorrevolezza di trama ed eventi. E l’onestà intellettuale dell’autore.

- A chi consigli di leggere il Manuale della Perfetta Adultera?

Alle donne, di sicuro. Agli uomini, che spesso non si soffermano a capire le loro compagne. Ai giovani, che si accostano al mondo della lettura con ingenuità e che desiderano mettere a frutto l’esercizio delle proprie facoltà mentali.

 


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