Impiantato su di una personalità ostica, capace di fare della sua abilità di oratore impenetrabile uno scudo, mettere in difficoltà uno dei principali artefici della guerra in Iraq non è affatto un gioco da ragazzi. Morris però ne è al corrente, e lo affronta con la quiete di chi astuto attende il momento per colpire duro. Lo lascia parlare, interrompendolo sporadicamente con domande spontanee e insidiose dalle quali Rumsfeld si libera con tale agilità e destrezza da rimanerne affascinati ed esterrefatti. Ed è un po’ ciò che accade anche al suo intervistatore, quando si lascia ammassare sempre più nella sua metà campo, in uno scontro che sfiora l’accostamento a una partita di calcio tra uno squadrone Europeo e una provinciale priva di talenti.
Gli argomenti tirati in ballo da “The Unknown Known” sono parecchi, oltre alla guerra in Iraq, anche l’11 settembre, i rapporti con Saddam Hussein, le condizioni dei detenuti rinchiusi nella prigione di Guantanamo. Pericolose trappole su cui Rumsfeld non cade, ma anzi sogghigna, ride e si compiace, consapevole di non poter perdere in uno sport in cui è stato sfidato migliaia di volte uscendo puntualmente vincitore incolume. Di fronte a un esempio di parete così indistruttibile Morris, in qualche modo, è costretto dunque a preparare segnali di resa, ad accettare la realtà assemblata senza poter sfruttare argomenti per controbattere, di fronte al nemico che nel frattempo assapora la vittoria mostrando un sorriso splendente e a trentadue denti.
In attesa del trailer, una clip: