Il francese Xavier Dolan imbastisce un thriller psicologico, affascinante e suggestivo, una storia inquietante, in cui la sincerità è soppressa per ostentare una normalità finta, sofferta, pronta a riversarsi in aggressività e disperazione. Adotta una regia convogliata nelle atmosfere e nel terrore, quelle di un fratello represso sessualmente che costringe chi ha deciso di vivere allo scoperto a tornare a nascondersi, offrendogli in cambio un surrogato di calore famigliare che, probabilmente, a causa del suo orientamento ha perduto da tempo. E’ assai merito dell’impostazione allora se “Tom à La Ferme” per una buona prima parte colpisce e rapisce brutalmente, usa l'estetica, e l'angoscia di un rapimento implicito e claustrofobico subito da una personalità ancora fragile mentalmente.
Racconta una storia d’amore diversa “Tom à La Ferme”, distorta, in cui i due partner che nutrono attrazione reciproca si impongono con sofferenza di non manifestare i propri sentimenti in pubblico. Lo fanno per non deludere le aspettative di chi potrebbe non accettare, in particolare di una madre anziana che faticherebbe a comprendere la cosa e a cui è stato sempre più facile coprire che divulgare. Peccato però che si compiace un po’ troppo nella sua sicurezza Dolan, eccede un tantino nella maniera e nelle segnature, appesantisce quello che per gran parte era somigliato a un lavoro piuttosto sobrio e pulito, perdendo qualche pezzo con l’entrata in scena di un quarto personaggio, evitabile, che sposta l’equilibrio sbilanciandolo e spezzando quindi la concentrazione.
Leziosità di Dolan - o voglia di rimanere fedeli alla piéce da cui il film prende spunto - che si tramuta nell’ennesimo esempio di come percorrere fino in fondo determinate strade a volte, e nonostante il rischio, possa rivelarsi più remunerativo di un facile rifugio già utilizzato e poco intrigante.
Trailer:
NON DISPONIBILE