Recentemente, per festeggiare i 150 anni di quella che lui definisce “la proclamazione del Regno d’Italia” e non dell’unità della penisola, “raggiunta solo nel 1918”, Passalacqua ha allestito, nei più importanti negozi del centro città, delle vetrine riguardanti casa Savoia e il Regno. Tra i suoi cimeli, provenienti un po’ da tutta Italia, ci sono cartoline, quadri, fotografi e, medaglie, francobolli, oggetti militari d’epoca. In pochi lo sanno, ma la nostra città è piena di monumenti e lapidi in onore dei Savoia, “che per noi alessandrini hanno fatto molto, sia dal punto di vista militare che da quello economico, commerciale e sociale”. Le lapidi presenti all’Asilo Monserrato, al Regio Manicomio di via Venezia (ora sede ASL), all’Ospedale Civile, nell’abside del Duomo, nel cortile del Municipio e l’arco trionfale di piazza Genova sono stati voluti per commemorare alcuni dei più importanti sovrani sabaudi, che grazie alle loro donazioni hanno contribuito allo sviluppo della città. Tra le fi gure storiche di alessandrini fedelissimi alla Corona sabauda troviamo: la famiglia Cavasanti, che ha dato un famoso Generale all’Arma dei Carabineri; Pietro Parvopassu, funzionario regio di origine sarda che ha fondato la Cassa di Risparmio di Alessandria; il marito di Madre Teresa Michel, combattente del Risorgimento e di antica famiglia savoiarda.
Alessandria, insomma, è stata uno dei centri più attivi all’interno dell’Italia monarchica e Passalacqua si augura che possa avere un ruolo di primo piano anche per un possibile e sperato ritorno di un Savoia sul trono: “La monarchica unisce i popoli, mentre la repubblica li divide, con le sue lotte fratricide e con i suoi partiti violenti che si scagliano contro il tricolore e la storia. La gente ha bisogno di stringere la mano a qualcuno e di vedere una fi gura paterna. La monarchica non deve far paura: deve dare un senso alla patria e infondere speranza nei giovani per un futuro migliore”.
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