IN CUCINA CON LO SCRITTORE, Carlo Deffenu, Domani sarà un giorno perfetto, Farnesi Editore, giugno 2013

Da Gnoma

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Interviste culinarie di Federica Gnomo
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore  Carlo Deffenu, Domani sarà un giorno perfetto, Farnesi Editore, 2013, per averci aperto la porta della sua cucina. Un uomo di mezza età cammina in una città balneare all’inizio di un’estate rovente con la sua vecchia Minolta. Un ragazzo spia ossessivamente dalla finestra della sua camera le persone che passano per la strada. Una bambina trasloca con la madre in una nuova casa e scopre che le “ombre” che la perseguitano non si sono dimenticate di lei. Non si conoscono. Sono distanti per età, esigenze e percorsi di vita, eppure, nonostante questo, i loro destini si incroceranno misteriosamente. Ecco… il mio romanzo si riassume in queste poche righe. Tre personaggi, tre solitudini, tre destini imprevedibili.   

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare? La mia linea ballerina testimonia il mio rapporto conflittuale con il cibo. Amo mangiare e amo cucinare. Lavoro nella ristorazione e vedo tutti i giorni piatti nuovi da gustare per dovere professionale. Un lavoro duro… ma qualcuno lo deve pur fare, no?  Lo fa per dovere o per piacere? Non ho mai mangiato o cucinato per dovere. Mi piace cucinare per gli amici e mi piace cucinare per me stesso. Io sono il mio primo ospite. Non capisco chi non si coccola con la scusa che vivendo da soli non è il caso di scomodare il servizio buono. Odio la plastica in tavola. Un’offesa al buon gusto e alla bellezza. Un piatto merita rispetto e il cibo dev’essere valorizzato da una tavola degna.  Invita amici o è più spesso invitato? Nell’ultimo anno gli inviti si sono ridotti parecchio. La crisi economica ha segnato le abitudini di molti italiani. Con gli amici si può mangiare solo un piatto di spaghetti aglio e olio… ma io, chissà perché, se invito a cena qualcuno… mi ci metto seriamente e preparo antipasti, primi, secondi, contorni e dolci. Altrimenti non mi diverto. Il portafoglio piange. Il cuore sorride.  Ha mai conquistato amici o un amore cucinando? Credo di aver sempre basato il mio rapporto amoroso sul cibo. Ricordo una mia storia del passato… un amico mi fece notare che cucinavo sempre e passavo molto tempo a tavola con la mia dolce metà. Un preludio all’amore. Un prologo piacevole prima di arrivare sulle sponde del letto. Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli? L’ho già fatto. Ai fornelli basto io. J
Quando ha scoperto questa sua passione? Da ragazzo. Placavo le mie ansie e le mie delusioni amorose cucinando dolci. Quanti dolci ho cucinato durante l’adolescenza! Mio padre mi prendeva in giro per questa stramba mania culinaria. Impastavo, impastavo, impastavo… e ingrassavo.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo? La torta dolce di zucchine preparata da mia nonna Grazietta. Un sapore che non dimenticherò mai.
Ha un piatto che ama e uno che detesta? Ho gusti semplici. Adoro la bottarga. La pasta. I formaggi. Odio le frattaglie (vedi trippa, fegato, polmone, ecc. ecc). Non mangio carne di cavallo. Vado matto per il pesce. Ma se devo scegliere un piatto: pasta al forno. Pura goduria.
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano? Il colore violaceo delle interiora…
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere? Nessun rito. Se ho fame mangio. Se ho sete bevo. A volte, preso dalla frenesia della scrittura, mi dimentico di fare entrambe le cose. Scrive mai in cucina? Scrivo sempre in cucina. La mia casa è piccolissima e il tavolo di cucina è anche la mia scrivania. A che ora le viene più naturale scrivere? Dipende molto dal tempo libero a disposizione e dai ritmi del mio lavoro. Può capitarmi la mattina appena alzato, il pomeriggio o la notte, come torno dal lavoro. Sono uno scrittore stagionale. In estate, lavorando moltissimo, scrivo pochissimo. In autunno e in inverno scrivo molto di più perché per cinque mesi mi fermo con il lavoro e posso dedicarmi alle mie storie. Carina questa storia dello scrittore stagionale! Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura? Cucino sempre… ma una confezione di cibo surgelato c’è sempre dentro il frigorifero (bastoncini, sofficini, cuore di merluzzo, pisellini primavera…). Se scoppia la terza guerra mondiale ho scorte alimentari per tre giorni. J
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce? Salato. Eternamente salato. Vivrei di formaggi.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta? Ricordo mia madre che la sera, tornata dal lavoro, faceva sedere me e le mie sorelle sul tavolo – intendo proprio sul piano del tavolo – e ci imboccava con la pasta avanzata dall’ora di pranzo – cucinata in dosi massicce dalla nostra tata – pasta scaldata con una noce di burro. Un sapore e un calore famigliare che non ho mai dimenticato.
Lei è uno scrittore di romanzi imprevedibili che spaziano tra i generi,  quando esce a cena con i suoi amici  che tipo di locale preferisce? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale? Io frequento locali semplici e collaudati. Lavorando sei giorni su sette in un ristorante… mi accontento di una buona pizza, di una pinta di birra e della compagnia rivitalizzante degli amici.
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti? Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo? Se posso, e i tempi me lo permettono, mi piace arricchire le presentazioni con un buffet, della musica suonata dal vivo, delle letture di stralci del romanzo da parte di amici attori, degli spogliarelli live dopo una cena elegante (scherzo!)… Ecco, diciamo che mi piace creare un evento, piccolo, intimo… e intenso.
Ha mai usato il cibo in qualche storia? Ad esempio in  DOMANI  SARA’ UN GIORNO PERFETTO ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo? Il cibo è mai protagonista? I miei personaggi cucinano e mangiano. Mi piace raccontare la quotidianità. Il cibo non è protagonista in questo romanzo… ma accompagna i protagonisti che, a volte, parlano di cibo… dei loro ricordi legati al cibo. DOMANI SARA’ UN GIORNO PERFETTO a che ricetta lo legherebbe, e perché? Non saprei. Direi a una frittura di donzelle… pesci della mia infanzia che mio nonno pescava con la canna dagli scogli di Alghero e portava a casa in un tripudio di colori.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio? ORECCHIETTE (POSSIBILMENTE TRAFILATE AL BRONZO) CON BOTTARGA DI MUGGINE E ZUCCHINE.
Mentre bolle l’acqua tagliamo le zucchine a listarelle e nel fondo del catino dove butteremo la pasta, versiamo due cucchiai di olio extravergine, qualche cucchiaino di bottarga, la buccia grattugiata di un limone (possibilmente non trattato) e una noce di burro. Quando l’acqua bolle buttiamo in pentola le zucchine e subito dopo le orecchiette. Finita la cottura, scolare la pasta con le zucchine e versare il tutto nel catino. Si gira per amalgamare olio, bottarga, burro e scorza di limone e si aggiunge olio quanto basta. L’ultimo tocco è una spolverata abbondante di bottarga (dipende da quanto amate il suo profumo e sapore) e servite a tavola. Tocco magico: una grattugiata di ricotta mustia (affumicata). Vi leccherete le dita! P.S. – la variante autunnale della ricetta: al posto delle zucchine usate i carciofi… vedrete che meraviglia. P.S. 2 – con questo piatto ho catturato un cuore confuso. Vino? Un vermentino.
Quale complimento le piace di più come cuoco? Cottura perfetta. E come scrittore? Mi hai tenuto compagnia.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina? “L’immagine di Dora che legge seduta sulla sdraio è vivida come se si trovasse lì davanti a lui in quel preciso momento. I suoi capelli neri tagliati corti, i ciuffi ribelli che ricadono sulla fronte, la linea della mascella che regala al collo leggerezza ed eleganza, gli occhi scuri, mai truccati, che seguono le parole con attenta partecipazione, la piega del ginocchio, la forma allungata del piede sottile: se protendesse la mano verso quel piede potrebbe toccarlo ancora. Ma è solo un miraggio. Il petto non sussulta più come un tempo nel formulare un pensiero così crudele e definitivo. Le cose andate non torneranno più. E così le persone e le occasioni perdute. Restano soltanto i ricordi. Un cumulo di stupidi ricordi inutili, che dormono in un posto segreto che lui saprebbe ritrovare a occhi chiusi.”
Grazie per la sua disponibilità  Grazie a lei per avermi aperto le porte colorare del suo blog. Ora possiamo concederci una tazzina di caffè e un dolcino al cioccolato senza pensare troppo alla linea? Io sono pronto a farmi “male” e lei? J   Io me lo faccio in continuazione.


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