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IN CUCINA CON LO SCRITTORE Grazia Gironella, "Per scrivere bisogna sporcarsi le mani" Eremon edizioni, 2012

Da Gnoma

Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins

Oggi salutiamo e ringraziamo Grazia Gironella, autrice di "Per scrivere bisogna sporcarsi le mani" (Eremon Edizioni, 2011) per averci aperto la porta della sua cucina. Questo manuale di scrittura nasce con l'intento di avvicinare alla conoscenza dei meccanismi narrativi gli aspiranti scrittori che si sono sempre affidati soltanto alla passione e al talento, e vuole essere uno strumento di miglioramento sintetico, completo e alla portata di tutti.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Considero mangiare bene un'esperienza di grande valore. Quanto a cucinare, mi piace purché non mi impegni troppo tempo, e questo fa sì che io ceda volentieri lo scettro della cucina a mio marito Paolo, che è un ottimo cuoco. Quando partecipo, di solito è nel ruolo di aiutante... e di utente finale, naturalmente.
Lo fa per dovere o per piacere?
Ho la fortuna di non dover cucinare ogni giorno, perciò lo faccio per diletto, cucinando le cose che mi riescono meglio: dolci e zuppe. Comunque anche con i primi piatti non me la cavo affatto male.
Invita amici o è più spesso invitato?
Né l'una cosa né l'altra. Mi piace apprezzare la compagnia delle persone senza avere (e senza che abbiano) la distrazione degli impegni di cucina, e visto che i miei amici la vedono quasi tutti allo stesso modo finiamo più spesso con il trovarci al ristorante    Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
Devo dire di no, anzi, è un aspetto del cibo che non ho mai considerato. In ogni caso avrei pochissime frecce al mio arco!
Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mano ai fornelli?
Certo che sì. Il fatto che a mio marito piaccia cucinare è solo un gradito (e comodissimo!) sovrappiù.
Quando ha scoperto questa sua passione?
Per definirla "passione" la cucina dovrebbe avere più spazio nei miei pensieri. Certo quando preparo una torta o una zuppa di spinaci lo faccio con piacere, e sono anche molto orgogliosa di come riesco a mantenere l'ordine in cucina durante le mie performance – soprattutto perché il cuoco di casa si comporta da artista, e riduce la cucina a un vero caos. Del cucinare mi piacciono in particolare due aspetti: aggiungere un po' di questo e un po' di quell'ingrediente seguendo la mia fantasia, stile strega che prepara la pozione, e "mettere le mani" negli ingredienti,  come si fa con le polpette o con le cose che si impastano. A pensarci bene, forse non è per caso che il mio manuale di scrittura si intitola "Per scrivere bisogna sporcarsi le mani"...    
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Dall'infanzia mi arrivano ricordi di dolciumi: crema al mascarpone e salame dolce. Non dimentico come li mangiavo a bocconi minuscoli per non finirli... e di come fosse difficile non ripartire daccapo, dopo!  
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Mi piace quasi tutto, perciò mi è difficile individuare un piatto preferito tra i tanti. A volerne citare un paio, direi la pasta con i broccoli e il pesto alla genovese. Non amo invece i piatti molto elaborati e conditi; infatti una delle caratteristiche che mi fa percepire un piatto come "buono" è la sua leggerezza e fedeltà al gusto originale degli ingredienti.  
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
I colori mi piacciono tutti, sempre e dovunque. Piuttosto, a seconda dell'umore provo un piacere speciale a mangiare cibi di un certo colore – o accostamento di colori – per riceverne un senso di energia o di armonia.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare ferma a scrivere?
Il caffè mi aiuta quando sono giù di tono, in particolare nella fase del brainstorming, mentre cerco di spaziare tra le idee per scegliere le migliori. Non ne bevo più di uno al giorno, però, perché subisco molto anche i suoi effetti eccitanti. D'inverno, poi, una buona tisana calda sul tavolo a lato del portatile mi dà un senso di benessere.
Scrive mai in cucina?
Qualche volta capita.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Ho la scrivania con il PC fisso in una nicchia nel soggiorno, ma quando uso il portatile sfrutto spesso la penisola della cucina. Se potessi davvero scegliere, però, mi creerei una stanza tutta per me al piano di sopra, possibilmente con una bella visuale sul paesaggio (i monti che ho dietro casa andrebbero benissimo). Il mio momento d'oro per la scrittura è il mattino, anche all'alba. In quelle ore riesco a essere davvero produttiva, sia come qualità che come quantità.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Se non avessi mio marito che cucina per me e un figlio da nutrire in modo equilibrato, temo che mi capiterebbe di liquidare alcuni pasti con qualche cracker e due fette di prosciutto, soprattutto quando ho qualche scadenza da rispettare.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Il fatto di scrivere non modifica i miei gusti: dei cibi salati non potrei fare a meno, di quelli dolci sì.  
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Mi viene in mente che non mangio frattaglie, ma quando vado in Scozia non mi perdo il loro ottimo haggis, di cui è meglio non conoscere la ricetta... e poi ricordo con piacere il sacchetto di bastoncini di renna comperato in Finlandia, soprattutto per la sua stranezza. In realtà mi piace molto assaggiare cose nuove, ma mi sto allontanando dalla carne, perciò la gamma degli esperimenti gastronomici va restringendosi.  
Lei è una scrittrice di narrativa e saggistica. Quando esce a cena con i suoi figli o amici,  che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
A prescindere dall'occasione e dalle persone che sono con me, ho una predilezione per i locali non troppo pretenziosi ma di atmosfera e curati nel menù. Il cameriere che mi versa il vino o un piatto nouvelle cuisine del genere molta-apparenza-poca-sostanza sono veri deterrenti per me. Non faccio mai un pasto completo; di solito la mia combinazione è antipasto-primo-contorno-caffé, oppure secondo-contorno-dolce-caffé.    
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti? Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Non ho ancora avuto occasione di fare presentazioni, perché un manuale di scrittura ha un pubblico molto specifico, più facile da raggiungere tramite internet, ma prossimamente mi dovrò porre il problema, visto che sta per essere pubblicato il mio romanzo "Due vite possono bastare" (salvo modifiche al titolo). Credo che offrirò al massimo un aperitivo con olive e patatine, perché si rischia di complicare troppo l'organizzazione senza per questo rendere l'incontro più interessante.   
Ha mai usato il cibo in qualche storia? Il cibo è mai protagonista? "Per scrivere bisogna sporcarsi le mani" a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Il cibo non è mai stato protagonista nelle mie storie, ma è sempre presente in una certa misura. I cinque sensi giocano un ruolo importante nelle descrizioni, e spesso qualche accenno al cibo come sapore-odore-colore è quello che ci vuole. Niente di strano, se si considera l'importanza dell'alimentazione nella nostra vita. Paradossalmente, l'aggiunta di dettagli gustativi diventa ancora più fondamentale quando creo un mondo fantastico, per aiutare il lettore a percepirlo come reale. Considero "Per scrivere bisogna sporcarsi le mani" un piatto nutriente e ben equilibrato, come una buona pasta e fagioli.  
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
TORTA AL COCCO In famiglia riscuote molto successo la torta al cocco, semplicissima. Gli ingredienti sono: 180 grammi di farina, 180 grammi di fecola, 160 grammi di farina di cocco, 230 grammi di zucchero, 200 ml di latte e 50 ml panna liquida, 160 grammi di olio di semi, 2 uova e una bustina di lievito per dolci. Si mescolano la farina setacciata, la fecola e la farina di cocco, si aggiunge lo zucchero, poi l'olio e alla fine il latte, sempre mescolando (io uso la frusta elettrica a bassa velocità). Alla fine si aggiungono le uova e la bustina di lievito setacciato. La torta deve cuocere in forno a 180° per una mezz'ora. Esiste anche la versione in cui si aggiungono gocce di cioccolato prima della cottura, oppure si spolvera di cacao prima di servire, ma la versione base è già ottima.
Quale complimento le piace di più come cuoco?
Uso il condizionale, vista la mia situazione: mi piacerebbe sentirmi dire che ho fantasia.    E come scrittore?
Mi gratifica sentir dire di un mio racconto che è troppo bello per durare così poco, e di un mio romanzo che trasmette emozioni intense. Per il manuale naturalmente il miglior complimento è che sia stato utile.  
Che frase tratta dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Vorrei lasciare un doppio messaggio: mai rinunciare a un sogno senza combattere, mai dimenticare che il cibo è un piacere collegato alla nostra salute.
Grazie per la sua disponibilità.
Grazie a lei per l'opportunità che mi ha offerto di parlare di me e del mio lavoro. È stata un'intervista particolarmente stimolante e piacevole.  


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