IN CUCINA CON LO SCRITTORE Jean-Christophe Casalini,autore di OTTO. Luce e Ombra, Vertigo Edizioni, maggio 2015
Da Gnoma
Oggi salutiamo e ringraziamo per averci
aperto le porte della sua cucina Jean-Christophe
Casalini,
uomo poliedrico e affascinante. Un design del suono e l’autore di OTTO. Luce e Ombra /
Vertigo
Edizioni (Maggio 2015), ISBN 9788862063517.
Otto è un
romanzo noir, gotico, demoniaco, visionario. E’ la storia di un aspirante mago
che si
trova costretto
ad affrontare il comportamento anomalo del suo riflesso, capace di un’autonoma
vitalità, che in
breve tempo lo porta alla catastrofe completa. Ma quando tutto sembra ormai
perduto, un
accordo stretto proprio tra Otto e il suo riflesso ribalta la situazione
portandolo a
raggiungere il
successo tanto desiderato. Ma niente, nel romanzo di Jean-Christophe Casalini,
è
come sembra e in
breve tempo la situazione prende un piega assurda, a tratti allucinante. In un
crescendo di
suspense e di violenza. Sarà Anna, la sua compagna, a scoprire la verità. La
vita dei
protagonisti
sarà più volte sconvolta, tra omicidi, spettacoli ed eventi demoniaci. Un
romanzo di
indubbia
attrazione, capace di coinvolgere il lettore oltre la sua volontà, dove il Male
veste i panni
affascinanti del
successo e del potere senza confini.
Acquistabile
on line:
AMAZON
http://www.amazon.it/Otto-Luce-ombra-Jean-Christophe-
Casalini/dp/8862063512/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1444146756&sr=1-
1&keywords=otto.+luce+e+ombra
FELTRINELLI
http://www.lafeltrinelli.it/fcom/it/home/pages/catalogo/searchresults.html?prkw=otto.+luce+e+
ombra&cat1=&prm=
HOEPLI
http://www.hoepli.it/libro/otto-luce-e-ombra/9788862063517.html
IBS
http://www.ibs.it/code/9788862063517/casalini-jean-christophe/otto-luce-ombra.html
WUZ
http://www.wuz.it/libro/Otto-Luce-ombra/Casalini-Jean-Christophe/9788862063517.html
EBAY
http://www.ebay.it/itm/Otto-Luce-e-ombra-Casalini-Jean-christophe-
/131524229894?pt=LH_DefaultDomain_101&hash=item1e9f747b06
La
prima domanda di rito è: ti piace mangiare bene? E cucinare?
Mi
piace mangiare bene e vario. Ho una famiglia ‘europea’ tra Italia, Danimarca,
Francia, Austria,
ogni
incontro con i parenti diventa una splendida occasione per ritrovare sapori
apprezzati sin
dall’infanzia.
Ho sviluppato il piacere per qualsiasi pietanza grazie alle differenze
culinarie colte tra
un
paese e l’altro. Quando viaggio ricerco sempre il prodotto tipico di ogni
luogo, mi diletto anche
tra
i prodotti tipici regionali e locali che in Italia hanno reso la nostra cucina
la più poliedrica del
mondo.
Mi piace anche cucinare, è una passione. A detta di altri, sembro avere un
dono. Mi capita
purtroppo
poche volte per via del tempo che mi è sempre contro, ma quando mi ci applico,
il
risultato
è sempre un piatto prelibato.
Lo
fai per dovere o per piacere?
Il
più delle volte mi nutro velocemente, con i minuti contatti. Non mi vergogno ad
ammetterlo, sono
prigioniero
della nostra frenesia umana. Il lavoro mi costringe ad optare per la facilità
di piatti
veloci,
il più delle volte preconfezionati. Quando invece riesco a ritagliarmi del
tempo libero in
cucina,
mi diverto a provare pietanze da solo che poi ripropongo ai miei invitati nei
momenti
conviviali.
Inviti
spesso amici a casa o sei ospite di altri?
Vorrei
poter invitare più spesso gli amici a casa mia. Ho una cucina open-space con
zona pranzo e
salotto
e l’interazione con i presenti è sempre piacevole. Il più delle volte infatti
finisco tardi di
lavorare.
Devi sapere che oltre ad essere uno scrittore, sono un produttore
pubblicitario, un lavoro
che
amo nonostante le consegne sempre in urgenza! Mi è più semplice incontrare gli
amici ad un
ristorante.
Ne approfitto per assaggiare pietanze nuove e per carpire i segreti e gli
accostamenti dei
cuochi
professionisti. Invece, quando sono ospite degli amici, do delle grandi
soddisfazioni perché
divoro
tutto e non lascio mai niente sul piatto. Sono la soddisfazione dei cuochi.
Hai
mai conquistato una donna cucinando?
Sin
dalle prime volte che ho cucinato, ho cominciato a credere che i miei piatti
fossero afrodisiaci…
J
Vivresti
con una compagna che non sa mettere mani ai fornelli?
Ho
avuto per molti anni una compagna pigra in cucina, la quale mi faceva pervenire
delle pietanze
squisite
da sua madre, ma a lungo andare ho sentito mancare l’intimo scambio reciproco
delle
esperienze
in cucina e il piacere di profumi e sapori da ricercarsi insieme.
Quando
hai scoperto questa tua passione?
Mio
padre, regista, era un cuoco a dir poco incredibile. La ricetta che vi propongo
oggi è sua.
Quando
si metteva ai fornelli superava di gran lunga millantati cuochi professionisti.
I suoi piatti
erano
intensi, equilibrati. Gli ospiti e io stesso chiedevamo sempre il bis. Inoltre,
aveva un dono
nell’abbinamento
dei vini, una passione che ha saputo trasmettere. Molte volte, in famiglia,
abbiamo
fantasticato e pensato di aprire un ristorante. Da mia madre, pittrice, ho
imparato che
anche
l’occhio vuole la sua parte; i suoi smørrebrød danesi dai colori sgargianti e
dalla
combinazione
estetica di carni, legumi, sottaceti e salse erano infatti dei quadri.
Ritengo
di aver colto il meglio da entrambi.
Ci
racconti il tuo primo ricordo legato al cibo?
Lo
ricordo come se fosse ieri. Da piccolo, nostra madre tendeva a bruciare le cose
per distrazione e
quando
mio padre decise per la prima volta a prepararci la cena – allora ignorava di
avere un talento
–
noi lo rimproverammo perché il suo piatto era privo di quel tipico retrogusto
di bruciato che, a
nostro
dire, solo nostra madre sapeva abilmente ‘creare’!
Hai
un piatto che ami e uno che detesti?
Li
amo tutti. Devo ancora provare gli insetti e sono certo che apprezzerò anche
quelli. Speravo che
l’Expo
potesse essere una occasione per allargare gli orizzonti, ma ho avuto la
terribile delusione
della
kermesse di brand transnazionali.
Un
colore dominante proprio di cibi che ti disgustano?
Di
un colore specifico, no. Posso essere sospettoso perché i miei sensi mi
inducono ad esserlo
quando
vedo colori che non corrispondono alla naturale cromia del cibo o di una
bevanda, ma da
curioso
quale sono, mi presto sempre ad un assaggio; sentito il sapore, se mi piace,
procedo.
Quando
sei in fase creativa hai un rito scaramantico legato al cibo? Prendi caffè? O
tè, una
bibita
speciale che ti fa stare concentrato a scrivere?
Ottima
domanda che mi porta a focalizzare una cosa alla quale non avevo mai prestato
attenzione.
Mi
piace sorseggiare il tè, prediligo quelli fruttati ed esotici. Altrimenti, mi
capita di sorseggiare un
buon
calice di vino da meditazione, tendenzialmente quelli rossi, corposi e decisi.
Scrivi
mai in cucina?
Ho
una isola con uno snack bar e sgabelli all’americana dove molto spesso mi metto
a scrivere. Ho
la
comodità di avere tutto a portata di mano per prepararmi il tè e sgranocchiare
qualcosina di
veloce
quando lo stomaco reclama la sua attenzione.
Altrimenti
dove ami scrivere? e a che ora ti viene più naturale?
Mi
piace molto scrivere sulla chaise longue,
con le gambe distese e il computer sui quadricipiti;
questo
mi succede quando faccio tardi. Metto la mia concentrazione volutamente a dura
prova. Ho
una
regola ben precisa: al primo cedimento nell’attenzione, dovrei alzarmi per
andare a letto,
mentre
il più delle volte mi ritrovo addormentato in piena notte con il computer
ancora acceso. J
Ti
compri cibo pronto (tramezzini, pizza, snack) o cucini anche quando sei molto
preso dalla
scrittura?
Se
sono da solo, preferisco non interrompere il flusso creativo per dilungarmi sui
fornelli. Mi
organizzo
con snack, cracker, grissini e altri carboidrati che poi brucio con una sana
corsa. Se
voglio
qualcosa di caldo, ho scoperto i risotti liofilizzati al quale si aggiunge
acqua e che non
richiedono
grande attenzione se non mescolare ogni tanto; così riesco a dedicarmi alla
narrazione,
mentre
il cibo si prepara da solo.
Che
tipo di cibo desideri di più quando scrivi e sei preso dal tuo lavoro? Salato o
dolce?
Dolce
il mattino, salato a seguire. Questo succede sia che io scriva o mi affaccendi
in altre cose.
Hai
un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che
ti è
accaduta?
Ho
il ricordo di un viaggio durante le riprese di un telefilm la cui storia si
svolgeva in tutto il mondo
‘Interbang!?
Le 7 Torri di Pisa’, nel quale ero uno degli attori protagonisti. Ero con la
troupe su un
treno
che percorreva tutta la costa tailandese verso Sud per raggiungere Koh Samui
quando ancora
non
esisteva l’aeroporto. Non esisteva il turismo che si riscontra oggi e la nostra
presenza fu motivo
di
attenzioni e sorrisi da parte dei passeggeri. Un tizio spingeva uno
scaldavivande lungo le carrozze
aperte
per vendere e servire del Tom Yam, una zuppa a base di citronella e ingredienti
vari, in
questo
caso era di pollo e latte di cocco. Da italiani curiosi, la assaggiammo tutti.
Con terribile
sorpresa,
scoprimmo per la prima volta cosa fosse il vero piccante sotto gli occhi
divertiti dei
passeggeri
che erano rimasti stupiti della nostra scelta temeraria. Per orgoglio
procedetti con alcune
cucchiaiate,
ma dovetti desistere suscitando l’ilarità di tutti. Fu l’assistente operatore a
salvaguardare
l’onore del nostro paese portando a termine l’ardito compito di pulire il
piatto.
Sollevò
la scodella vuota e strappò un applauso generale.
Tu
sei uno scrittore gotico,
di thriller, horror, demoniaco, visionario, quando esci a cena con i
tuoi
figli, o amici che tipo di locale preferisci? E quando esci con la tua
compagna?
I
miei figli prediligono i fast food dai quali non mi sottraggo perché adoro
tuffarmi nel trambusto
per
cogliere lo spaccato umano davanti alle opzioni da scegliere in fretta. Colgo
una affinità nella
vicissitudine
reciproca dei consumatori in fila, legata al tempo che sembra sempre corto
tanto da
richiedere
di essere ottimizzato fino al secondo per non creare ingorghi. E’ un aneddoto
della vita.
Se
attendi, rimandi, accumuli ritardo fino a ingolfare la tua vita. Ritrovo nelle
scelte veloci, efficaci
e
mirate, la mia disciplina per evitare di perdere tempo quando scrivo momenti di
azione.
Con
gli amici variamo dal giapponese - in questi anni è di tendenza - alle
trattorie. L’importante è
trovare
situazioni dove poter parlare e condividere il piacere della tavola. Si varia
nel cibo come nei
nostri
dialoghi. Si parla di tutto, si mangia di tutto. Si vive nella curiosità e
nella ricerca condivisa.
Quando
esco invece con la mia compagna, cerco sempre un posto intimo, tranquillo,
senza
distrazioni.
Rallento appositamente il ritmo per cogliere al meglio il momento che è poi
simile alle
situazioni
che mi creo per scrivere pensieri ed emozioni; in fondo, ogni momento passato
insieme è
una
storia che va delineandosi e che richiede la massima attenzione e nel contempo
spontaneità.
Come
un libro, ogni incontro diventa un atto d’amore.
Oppure
per festeggiare una pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale?
Nelle
sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori
intervenuti?
Tende
a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto
completo?
In
ogni occasione, provvedo ad un rinfresco per creare situazioni di convivialità
tra i presenti. L’ho
imparato
sui miei set di film perché ritengo che l’atto di offrire il cibo o una bevanda
ai propri
dipendenti
e colleghi siano l’opportunità per distrarsi un attimo e per alleggerire il
carico delle
tensioni
accumulate poco prima o per prepararsi al divenire. E’ un punto di incontro
fondamentale
tra
il proprio corpo che si rigenera e la mente che si scarica. Questo vale anche
per le presentazioni
e
i monologhi che ho sostenuto nelle mostre di mia madre in giro per l’Europa,
così come per il
book
tour del mio romanzo. In questi casi, è fondamentale far sentire gli astanti a
loro agio, far
sentire
loro il flusso comunicativo del dare. Si dona cibo, così come si donano
emozioni racchiuse
nel
proprio romanzo e altre ancora da comunicare con un dialogo. Nell’offrire
qualcosa agli altri, ci
si
pone nella condizione di una apertura verso il prossimo. Chi riceve si mette
nella posizione di
ascoltare,
di percepire. Il cibo diventa il mezzo per far capire la direzione del flusso
informativo ed
emotivo.
Ha
mai usato il cibo in qualche storia?
Ad
esempio in “OTTO. Luce e Ombra” ci sono passi che ricordano cibi o
profumi di cibo?
Il
cibo è mai co-protagonista?
Otto
sfugge alle riprese e alle fotografie perché è un essere diventato irreale,
disumano. Egli non
mangia,
non beve. Il cibo è volutamente non descritto nella storia perché il
personaggio non si nutre
di
sostanza, ma di luce. La luce è il suo unico approvvigionamento energetico. Nel
romanzo
descrivo
una cucina senza citare alcun alimento, pentolame o posate. E’ un luogo amorfo,
inutilizzato
a differenza degli altri luoghi ben descritti. Porto il lettore a cogliere
inconsciamente
informazioni
nascoste attraverso le cose non scritte. E’ nell’assenza degli elementi, come
ad
esempio
del cibo, che il lettore percepisce le stranezze che permeano la nuova vita di
Otto,
ponendosi
gli stessi dubbi della sua compagna Anna fino a scoprire la terribile verità.
“OTTO.
Luce e Ombra” a
che ricetta lo legherebbe, e perché?
Verrebbe
spontaneo pensare ad un piatto di spaghetti al nero di seppia, ma preferisco
citare il piatto
che
ho suggerito durante una intervista con una tua collega blogger: per far
comprendere come sia
la
storia del mio romanzo, ho proposto un tortino al cioccolato scuro con una
leggera sfarinata di
zucchero
a velo posto su un piatto nero come la copertina del libro. È un piatto che, di
primo
impatto,
incute sensazioni contrastanti tra il terrore, il mistero e la dolcezza; ad
assaggiarlo si scopre
che
l’interno è denso, carico e imprevedibile come il cacao.
Per
concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce
meglio?
- LINGUINE
ALL’ASTICE (4 porzioni)
- TEMPO 15’/20’
-
500 grammi di linguine
-
600 grammi di astice minimo (suggerisco già precotto congelato 2x 300 grammi)
-
500 grammi di polpa di pomodoro
-
15 grammi di burro
-
2 bulbi Aglio (va bene anche quello surgelato)
-
1 bulbo Scalogno (va bene anche la cipolla classica)
-
Vino bianco o rosato (lo stesso che servirete con il piatto)
-
Brandy (va bene anche del Rum invecchiato)
-
Olio di Oliva Extra Vergine
-
Sale grosso (suggerisco quello Oceanico)
-
Sale (suggerisco quello Himalayano)
-
Zucchero
-
Timo
-
Peperoncino in polvere
-
Prezzemolo fresco
PENTOLA:
Portate l’acqua a bollire dentro una pentola capiente, aggiungendo una bella
manciata
di
sale grosso.
TAGLIERE:
Preparate l’astice, se è congelato come nella preparazione di oggi, mettetelo
sott’acqua
in
una bacinella, ripulitelo da tutto il ghiaccio che avrete sciolto sotto l’acqua
corrente e asciugatelo.
Spezzatelo
in più pezzi, distaccandone gambi, testa e chele. Rompete il guscio delle chele
e delle
zampe.
Potete utilizzare uno schiaccianoci per lo scopo.
Tritate
lo scalogno, poi l’aglio togliendone il cuore e schiacciandolo.
PRIMA
PADELLA: Soffriggete a fuoco lento l’aglio senza dorarloe lo scalogno senza rosolarlo con un po’ di olio di oliva, bagnandoli con il vino che accompagnerà poi il piatto sul
tavolo. Mescolate con un cucchiaio di
legno. Quando la cipolla sembra sciogliersi aggiungete la passata di pomodoro,
salate e aggiungete
un pizzico di zucchero per toglierne l’acidità. Aggiungete un pizzico di timo.
Recuperate
con un cucchiaino l’interno della testa per aggiungerlo al sugo che si sta
scaldando.
Mescolate.
TIP:
Uso questo trucco per evitare di avere il sapore del pomodoro ‘distaccato’
dal gusto
dell’astice.
Se
serve mantenere morbida la consistenza del sugo, aggiungete pure un cucchiaio
di acqua di
cottura
dalla pasta ogni tanto.
PENTOLA:
L’acqua nel frattempo sta bollendo, buttate le linguine senza spezzarle.
SECONDA
PADELLA: Nel frattempo in una seconda padella molto ampia o un wok, scaldate
del
burro
senza imbrunirlo e scottate le code di astice per 1 minuto a vuoto veloce, serve a
sigillarle e
renderle
ferme. Alche riducete la fiamma e aggiungete il resto dell’astice che si
svuoterà dell’acqua
interna
evaporandosi. Aggiungete con attenzione (è il momento più delicato) un mezzo
bicchiere di
brandy
senza sbordare, per sfiammarlo in padella lontano dai fuochi e con mano ferma.
TIP:
Consiglio di utilizzare un accendino di quelli lunghi da camino o un
fiammifero lungo da
accendersi
prima (soprattutto con un wok) che terrete con l’altra mano. E’ sempre un
momento
magico
per gli ospiti! Se non vi sentite sicuri, fate soltanto evaporare l’alcool
tenendo la
padella
sempre sul fuoco.
Riversate
nella stessa padella, ora di nuovo sulla fiamma, il sugo che avete preparato
nella prima.
Aggiungete
il peperoncino a seconda della vostra desiderata soglia del piccante. Non
esagerate,
tutto
il resto dovrà sublimare il palato. Mescolate.
Quando
le linguine saranno vicine alla cottura, spegnete il fuoco della pentola,
scolate velocemente,
ributtate
nella padella col sugo e mescolate a fiamma bassa.
PIATTI:
Spegnete e ponete la pasta, al dente e intrisa di sugo, sui piatti componendo
velocemente
un
‘quadretto’ con i gusci e zampe con un forchettone.
Tagliate
il prezzemolo con le forbici sopra il piatto (a me piace vedere ancora le
foglioline).
Servite
con il vino che avete utilizzato in cottura.
Suggerimento
di oggi: un Alghero Rosato servito fresco.
Quale
complimento le piace di più come cuoco?
Che
tengo sempre la cucina in ordine mentre cucino.
E
come scrittore?
Che
so tenere il lettore inchiodato alla storia per sorprenderlo con il finale,
così come tengo col fiato
sospeso
il mio ospite fino a che non arrivo con il suo piatto.
Che
frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore
uscendo
dalla sua cucina?
Le
leggi, le regole, le convenzioni, i principi, le convinzioni, le credenze, i
tabù e gli handicap sono
corde
che ci tengono legati a un ruolo condizionato e che possono rendere misera una
esistenza.
Grazie
per la sua disponibilità.
Naturalmente io ho comprato il romanzo e lo recensirò su questo blog.
Vi è piaciuta la ricetta?
Volete saperne di più sull’autore /cuoco di questa settimana?
Breve
Bio
Jean Christophe
Casalini nato a Milano (1962), italo-franco-danese, è artista e
produttore multimediale di fama internazionale, tra arte e pubblicità
(segnalato anche dalNew York Times).Come
post-produttore curaMach 2, con la quale ha
lanciato per primo in Italia la rivoluzione digitale acustica. Ha collaborato
con registi del cinema comeG. Salvatores(Nirvana) e
pubblicitari come L. Mazzotti. Infine, sempre nel 2015, è uscito il suo primo
romanzo,"Otto, Luce e Ombra"(Vertigo
edizioni), un horror diversamente super thriller con echi di Lovecraft in
chiave squisitamente postmoderna