In media le squadre di serie A subiscono poco più di 13 tiri a partita e ogni 10 tiri concessi all’avversario (incrocio delle due righe nere nel grafico) il portiere raccoglie la palla nel sacco e sono ben 11 le squadre che gravitano intorno a queste medie con una differenza che può essere indotta solo da una interferenza statistica (rettangolo bianco).
Se parlando di efficacia offensiva si era visto come non vi fossero grandi differenze tra le squadre di vertice, il grafico riferito alla fase difensiva evidenzia un divario spaventoso: la Juventus concede grazie al suo filtro di centrocampo e alla sua linea di difesa meno di 10 tiri per partita agli avversari – è l’unica in serie A, mentre le sue inseguitrici sono distanziate. Il Napoli ne concede almeno 2.5 in più, il Milan quasi uno in più, l’Inter addirittura 3 in più. Se poi consideriamo anche quanti di questi tiri vadano alle spalle di Gianluigi Buffon il gap assume dimensioni enormi: ci vogliono più di 15 tiri, frutto di una ottima copertura e di un grande portiere, per perforare la difesa bianconera, due in più di quanti siano necessari per superare Morgan De Sanctis del Napoli o cinque in più di quanti occorrano ad un avversario del Milan per andare in rete. E’ qui il segreto del cammino spedito della squadra di Antonio Conte verso la riconferma.
Non stupisce, viste le situazioni di difesa inefficace soprattutto nel corso della gestione Zeman, che la Roma sia la squadra in assoluto più perforabile una volta andati al tiro: sono bastate sette conclusioni, spesso a difesa aperta, agli avversari per trovare una rete contro i giallorossi.
Se si esclude il Pescara, ancora una volta pecora nera delle serie A, è difficile, invece, trovare nella fase difensiva le ragioni delle differenze tra squadre ancora in corsa per l’Europa come Inter e Catania e club impegnati in zona retrocessione come Siena, Palermo e Genoa che, in lotta per un posto al sole, praticamente nel reparto arretrato si equivalgono.