In dubio, pro pecunia

Da Marcofre

Esiste un vantaggio nell’autopubblicazione, oltre a tutti i rischi che comporta, si capisce. E il vantaggio è che puoi sperimentare. Rischiare.

Sperimentare e rischiare non sono affatto sinonimi di sciattezza o approssimazione, anzi. C’è una certa differenza tra il non avere lettori perché l’opera è zeppa di refusi, neon averli perché è difficile (qualunque cosa voglia dire).

Al giorno d’oggi buona parte delle case editrici (non tutte), hanno fretta. La fretta è il filo rosso che guida le scelte dell’industria culturale. Sì, è un’industria: se c’è passaggio di denaro è un’industria. Poi possiamo far finta di niente, credere che non ci riguardi, o delegare questi aspetti incresciosi ad altri, mentre noi alle cinque in punto del pomeriggio prendiamo il tè con le Muse. Perché noi prendiamo il tè con le Muse, non è vero?

Accennavo alla fretta. Prima, si accettava di perdere denaro se si intuiva che il personaggio (musicista, scrittore, eccetera), aveva del potenziale. Però occorreva dargli il tempo per crescere. Adesso se si intuisce che il personaggio permette un fatturato certo, si investe in lui. Domani? Ci sarà qualcun altro a prenderne il posto, se non sarà in grado di macinare utili.

In dubio, pro pecunia. 

È fondamentale almeno agire con determinazione.
C’è un coro in giro che parla e grida e spiega come ottenere consenso e successo scrivendo quello che la gente vuole leggere. La determinazione (che sfocia nel cattivo carattere: hai tu un cattivo carattere?), è l’ingrediente che ti permette di seguire non la strada solita, bensì la tua.

Non è detto che sia coronata da successo, consenso e via discorrendo: ma non sarà la strada alla moda. Non seguirai la mandria, e ti pare poco? I nostri antenati sono scesi dagli alberi, ricordi? E finire col muggire nella mandria, non è un epilogo felicissimo, e se lo avessero saputo, i nostri progenitori sarebbero restati sugli alberi a spulciarsi…


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