IN EAV È IN ATTO UN TRIANGOLO DRAMMATICO - Gli amministrativi da riqualificare forzatamente vittime di uno psicodramma

Creato il 18 giugno 2013 da Ciro_pastore

IN EAV È IN ATTO UN TRIANGOLO DRAMMATICO Gli amministrativi da riqualificare forzatamente vittime di uno psicodramma
In questi giorni, tra gli amministrativi di EAV si sta vivendo, a causa della riqualificazione forzata di oltre 100 lavoratori, un vero è proprio dramma esistenziale. Pur volendo mettere da parte i risvolti di tipo economico-organizzativo e il non sempre lineare iter che hanno condotto i vertici aziendali a prendere tale decisione, mi interesserebbe, invece, prendere in considerazione la dinamica psicologica con cui l’operazione nel suo complesso è stata (ed è) gestita.
A mio modesto parere, ci sono tutti i presupposti per parlare di un “triangolo drammatico” che vede gli amministrativi da riqualificare come le “Vittime”, l’Azienda come il “Carnefice” e il Sindacato come l’improbabile “Salvatore”.
“Triangolo Drammatico” è un concetto nato nell’ambito della psicologia cognitivista ed è stato formulato da Karpman con l’intento di illustrare la dinamica relazionale all’interno di un “gioco psicologico”. Ognuno di noi - nei propri rapporti personali, familiari, professionali e sentimentali – svolge dei “giochi” e, soprattutto, ha un tornaconto da realizzare. Spesso, peraltro, il tornaconto ricercato non è positivo, ma può anche essere autodistruttivo.
Vittima, Carnefice e Salvatore, figure tipiche del Triangolo Drammatico di Karpman, sono tutte presenti nello psicodramma che sta andando in scena in EAV.I ruoli, solo apparentemente ben definiti e consolidati, sono anche in continua rotazione fra gli attori. Infatti, chi conosce la teoria di Berne, sa bene che esistono vari tipi di transazioni, quelle definite “ulteriori” sono caratterizzate dalla presenza contemporanea di due messaggi: uno sociale o apparente, e l’altro psicologico o nascosto (inconscio).
Un esempio di transazione ulteriore è il messaggio sociale “aiutami!”, accompagnato dal messaggio psicologico “non mi puoi aiutare (perché non sono degno di aiuto, perché nessuno vorrà davvero aiutarmi, perché se mi affido sono in pericolo, perché se mi aiuti dipenderò da te per sempre e quindi mi danneggerai, perché sei incapace e vulnerabile)”.
Questo esempio di transazione ulteriore, in cui i messaggi sono dissonanti, corrisponde a quanto sta avvenendo nel sistema EAV, percepito come caotico e privo di coerenza negli obiettivi di medio e lungo periodo, tanto da produrre la cosiddetta “paura senza sbocco”. Infatti, quello che Berne chiama il Genitore (nel nostro caso l’Azienda) è contemporaneamente fonte di paura e, per certi versi, è anche la soluzione per quella paura.
Il messaggio sociale da parte del Genitore/EAV è: “gli amministrativi in esubero devono essere riqualificati per salvare l’Azienda”. A questo messaggio si contrappone, invece, un messaggio “psicologico” in cui lo stesso messaggio viene percepito come: “ti riqualifico perché non sei all’altezza e devi essere punito, a prescindere”.
Tale percezione negativa produce, quindi, una palese azione di contrasto alla realizzazione del “piano di guarigione” dell’Azienda che viene visto, non solo come irrealistico, ma soprattutto intrinsecamente “punitivo”, da parte delle vittime stesse.
In questo “gioco”, peraltro, resta indecifrabile la posizione del Sindacato che dovrebbe fungere da “Salvatore”, ma che molti percepiscono come Carnefice indiretto, visto che il suo comportamento pregresso ha più volte mostrato che la sua azione non era esclusivamente mirata a proteggere i diritti dei lavoratori nel loro complesso, ma spesso era tesa a privilegiare pochi a discapito di tanti.
Tali “credenze” (o meglio certezze) producono repentini scambi di ruolo che spingono tutti i partecipanti al “gioco” a viverlo negativamente, con un tornaconto generale rappresentato dall’insieme di pensieri negativi su sé, sugli altri (e sulle regole di vita in generale), che confermano e rinforzano la credenza negativa originaria.
In EAV (ma nella società nel suo complesso) i rapporti tra i “giocatori” ricordano quelle tra salvatore e vittima, o tra vittima e Carnefice, delle favole e delle tragedie del teatro classico. Ogni giocatore ha una posizione preferenziale, ma ogni posizione del Triangolo Drammatico comporta una svalutazione di sé e dell’altro con cui si entra in relazione che, anche nel nostro caso, produce un’inversione drammatica di ruoli.
Il Salvatore (Sindacato) aiuta gli altri solo per evitare di sentirsi a sua volta debole ed inferiore (come la vittima a cui rivolge le proprie “amorevoli” attenzioni), e dall’altro, alimentando un senso di sé grandioso, considera di fatto inferiori le vittime per cui si batte, proprio perché hanno bisogno di lui per essere salvati.
Il Carnefice (Azienda), invece, tende a svilire le vittime e, a differenza del Salvatore, che in fondo disprezza le vittime che “finge” di aiutare, li umilia in modo esplicito. In questo modo, il Carnefice evita di sentirsi anch’egli vittima, ponendosi nel ruolo di carnefice. Ma, allo stesso tempo, in qualche caso sporadico, ama pure ricoprire il ruolo di Salvatore ma solo a vantaggio di qualche “vittima singola” che si affidi al suo potere indiscusso per salvarsi.
Le Vittime (amministrativi da riqualificare), infine, per non provare “paura senza sbocco”, operano una rapida ed intensa svalutazione di se stesse, minimizzando, o addirittura annullando, le proprie capacità personali. Arrivano a pensare che, in fondo, chi le sta perseguitando ha un motivo valido per farlo. La vittima, cioè, cerca di risolvere la propria condizione personale andando alla ricerca di “relazioni preferenziali” con un Salvatore, che viene idealizzato, o meglio ancora con un Carnefice, che le tratta “come meritano” ma che può decidere del proprio destino e salvarle singolarmente, anche a discapito di tutte le altre vittime.
Ciro Pastore