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In Europa e in Guerra, gli Stati con la Peggior Performance Economica nel 2016

Creato il 06 gennaio 2016 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

L’ Europa ha vissuto il dramma delle più sanguinose guerre mai combattuta sul Pianeta Terra. Oltre alla crudeltà della morte, le penurie e gli stenti hanno rese poveeo nell’animo e nel portafoglio milioni di persone.

Nell’ultimo articolo questo diario si è occupato dei primi della classe ovvero di quei paesi che usufruiranno di una forte crescita nell’anno venturo. Il “volto umano” della geopolitica in questo post incontra gli ultimi della classe.

Una classifica di decrescita o piccola crescita che al primo sguardo è molto democratica con paesi di differente “estrazione reddituale” che si trovano sopra lo stesso cavallo lento e claudicante. I 75 mila euro annui del ricco norvegese hanno stimolato l’economia più o meno quanto il tormentato ucraino, fanalino di coda della lista del reddito pro capite con meno di 2 mila euro pro capite.

La caduta del PIL impatta notevolmente, come è facile supporre, sulle nazioni in guerra come le martoriate Libia e Siria. La caduta negli inferi è drammaticamente accompagnata dalla riduzione economica  del reddito nazionale in questi paesi tra i più ricchi del Medio Oriente e del Nord Africa prima dello scatenarsi dei conflitti. Magra consolazione. I commercianti e gli imprenditori siriani dislocati nei paesi vicini hanno dato nuova linfa all’economia del Libano e della Giordania che registrano un +2,3% e +4,0%.

L’economia del Venezuela soffre il basso prezzo del petrolio e sconta il parziale isolamento dal resto del Pianeta. Maduro cerca di sorreggere il processo rivoluzionario del predecessore Chavez senza però avere dalla sua parte il Parlamento. Essere rieletto alla fine del mandato previsto per il 2018 sarà un’impresa, considerando la decrescita economica eguagliabile a paesi di guerra.

I-peggiori-Stati-per-performance-economiche-2016

L’America Latina ha altri due esponenti nella classifica dei peggiori: Ecuador e Brasile. L’Ecuador del presidente Rafael Correa che rimane popolare con il grande consenso dato dai ceti più poveri, ma la sua politica di spesa pubblica finanziata con le riserve di idrocarburi inizia a scricchiolare nonostante la decisione di trivellare il parco nazionale di Yasuni e i corposi investimenti esteri cinesi.

Il retrocessione del debito sovrano del Brasile a status di spazzatura avvenuta alla fine del 2015 ha accerchiato di un cupo grigiore il secondo mandato della presidente Dilma Rousseff. La stretta fiscale annunciata dopo un primo mandato all’insegna delle spesa pubblica ha adirato gli elettori. Il suo livello di gradimento è ai minimi storici e le opposizioni domandano dimissioni. L’annus orribilis di Dilma sta per cominciare. Il riscatto potrebbe arrivare nella super occasione dei Giochi Olimpici di Rio. Staremo a vedere.

Nella speciale classifica figurano i recenti acerrimi nemici: Russia e Ucraina. Stretta tra il caos economico e l’aggressione russa, il governo di Kiev lotterà in questo 2016 per affermare la sua sovranità nei territori contesi Lubiansk e Donetsk. Nei territori contestati , gli accordi di Minsk siglati nel corso del 2015 hanno portato un difficile momento di stasi con perduranti scontri violenti. Le aspre condizioni del FMI (Fondo Monetario Internazionale) hanno inoltre acuito il risentimento verso l’Europa e l’Occidente ormai sempre più dipendente dall’odiato vicino russo per il caos del siriano.

La Russia é alle porte con i sassi che tradotto dal fiorentino significa: Russia, il tempo stringe. Nel 2015, l’impero putiniano ha ritrovato nuovo vigore nelle relazioni internazionali sfidando l’ostracismo verso Assad di Occidente e Monarchie del Golfo, ma facendo la sua parte contro l’ISIS. Questo nuovo ruolo che sembra determinante a livello politico, non gioverà nel 2016 a livello economico. Le sanzioni dell’UE e Stati Uniti e il crollo del Rublo, la moneta nazionale, continueranno in questo anno ad affliggere l’economia russa e la decrescita, seppur minima, potrebbe alla fine risultare molto più corposa.

Infine, la Grecia e l’Italia, le cenerentole dell’Unione Europea, anche se questa non è una fiaba, ma la pessima realtà. Continua la contrazione dell’economia greca, nonostante il rinnovato prestito della Troika di luglio che dovrebbe avere i suoi effetti proprio nel 2016 e nonostante il ruolo sempre più presente nel mercato dei titoli della BCE. Gli ellenici però, quest’anno “respireranno” (sembra infatti che sia rimasta solo l’aria) e Tsipras e i creditori si guarderanno intorno, probabilmente girandosi i pollici aspettando una nuova tempesta.

Cosa dire dell’Italia? Le promesse di Renzi sono tutte in questo misero 1,0% che però non si registrava da un decennio. Possiamo pertanto dire che l’Italia è l’onnipresente da almeno 10 anni della classifica dei 10 paesi del Pianeta Terra con la peggior performance economica. Un proposito del 2017 è sicuramente uscire almeno da questa classifica e che …

gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili (Frankie Hi – Nrg – Quelli che benpensano).


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