In francese crème glacée

Creato il 15 aprile 2014 da Eva Guidi

Non parlo francese dalle medie per cui, per quanto io sia comunque una ragazzina che tra un mese esatto non compirà assolutamente un quarto di secolo, di annetti ne sono trascorsi e la mia memoria vacilla, insomma fa acqua da tutte le parti. Ciò nonostante, per scrivere questo post, mi sono cimentata in una traduzione all’ultimo respiro di cui però non assicuro la validità (di mio capisco già Roma per toma, figuriamoci col francese): sta a voi fidarvi di me e delle mie capacità “poliglotte”.

Nell’ultima settimana la mia attenzione si è concentrata su “Le Prix de l’Optimisme” (=Premio dell’Ottimismo e qui vi sfido a non pensare a Gianni e al profumo della vita, ma passiamo oltre :) ); il tutto fa riferimento alla Lega degli ottimisti francesi, un’associazione che comprende individui di tutte le culture, estrazioni sociali e orizzonti professionali per cui l’ottimismo è un’attitudine spirituale che porta ad affrontare difficoltà ed incertezze in maniera positiva ed attiva. Non mi interessa prolungare il discorso più di tanto ma reputavo importante rendere partecipi i miei lettori di questa scoperta (non so se sia ignorante io o meno), partendo anche dal presupposto che l’ultimo libro da me fagocitato è stato il vincitore 2013 di questo premio: “L’atelier dei miracoli” di Valerie Tong Cuong.

Per quanto le pagine siano occupate da personaggi “disastrati”, il romanzo presenta una positività di fondo che non deve essere trascurata; si parla di riscatto personale, la possibilità in mano a ciascun individuo di fuoriuscire dalla merda (concedetemi questa licenza poetica) in cui è sprofondato. Fondamentalmente il messaggio intrinseco sta nell’idea che non esiste incendio, ragazzino malefico, matrimonio naufragato, povertà fisica ed intellettuale che possa fermare una nostra riscossa; “se voglio posso” ovviamente con i debiti aiutini perché, non prendiamoci in giro, sono pochi quelli che credono ancora nelle favole. Soccorsi con secondi fini o meno, poco importa, ciò che risulta rilevante è la presa di coscienza del soggetto in difficoltà e la forza di rialzarsi, per quanto la sfiga possa essersi accanita contro di noi.

Ho ritrovato tra le righe della Cuong una frase che mia madre mi ripete da che ho memoria, essendo sempre stata una enorme rompipalle pessimista e negativa, e credo sia un mantra che molte persone, dedite all’”autocrogiolamento recidivo”, dovrebbero fare proprio : “Bisogna tener duro, è questo il segreto, andare avanti malgrado gli schiaffi e i voltafaccia: arriva sempre un momento in cui la ruota si mette a girare nel senso giusto”.

Sta a noi la pazienza di attendere il nostro momento :)



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