In crisi le strutture di accoglienza.
Non si fermano gli sbarchi sulle nostre coste, tante donne, tanti bambini.
“Una progressione di eventi che inquieta” – ha detto Alfano, che ha convocato una riunione operativa con tutte le forze dell’operazione “Mare nostrum”. Il ministro si rivolge, ancora una volta all’Europa e poi dice: “ci aspettano sei mesi molto diffcili, perchè il bel tempo nel Mediterraneo dura fino ad ottobre“.
Sperano di trovare una terra migliore.
Sperano di vivere. Sperano nell’integrazione ma, l’inserimento nelle nostre società non è facile, complice la crisi e la malagestione governativa. Diventano una “concorrenza” per i posti di lavoro già scarsi e un problema per il loro mantenimento.
L’ultimo avvistamento è di un Predator, l’aereo dell’areonautica militare, un ricognitore teleguidato, senza pilota che dal cielo vede due imbarcazioni cariche di migranti in arrivo. Parte la richiesta di aiuto. La Marina interviene. Contemporaneamente due navi mercantili stanno soccorendo altre due barche. Bisogna far presto. È tutta la notte che si affronta l’operazione di controllo degli arrivi dalle coste africane che rischiano di naufragare. Sono gusci di legno, malconci, carichi di donne e bambini che non sanno nuotare.
15.000 da ottobre.
Alfano:” l’Italia spemde ogni giorno 300mila euro, 9 milioni al mese per soccorrerli, difronte a questi numeri l’europanonpuò limitarsi a destinare 80milioni a Frontex ( l’agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri). Questo è un fenomeno in aumento, aggravato dall’instabilità politica, dalle economie che vacillano. In queste condizioni – ha proseguito il ministro dell’interno – non possiamo sottrarci alle richieste di protezione umanitaria”.
L’onda lunga degli sbarchi è inarrestabile. Impauriti, stanchi, dotati di buona volontà, capaci di rimboccarsi le maniche e svolgere i lavori più umili, quelli che gli abitanti della Patria, sovente, disdegnano perchè di “qualità inferiore”.
“L’Europa deve farsene carico”, afferma Alfano, anche perchè molti di loro vogliono raggiungere la Germania o la Francia. Il trattato di Dublino li blocca qui, in Italia, il paese di prima accoglienza. Una normativa da rivedere”.
Salvati dal mare e richiedenti asilo, finiscono nelle Cara in attesa che una commissione esamini caso per caso.
La loro situazione, d’altronde è così ingarbugliata, precaria e vacillante che sarebbe disumano rifiutarsi di ospitarli, di dar loro asilo e opportunità di lavoro. Ma con questi ultimi sbarchi le strutture sono al collasso. Le varie prefetture cercano sitemazioni di emergenza, presso alloggi Caritas, ostelli della gioventù, piccoli alberghi ma, i fondi si stanno esaurendo. Il governo deve trovarne altri in fretta e furia per aiutare chi arriva dal mare. Nell’emergenza c’è anche un’altra emergenza. I minori che arrivano e devono essere ospitati in strutture idonee. Trovare posto non è facile. Al grido di allarme del ministro Alfano, fa eco quello del ministro degli esteri, Federica Mogherini: “C’è ancora molto da fare – ha detto – ce ne occuperemo durante il semestre italiano di presidenza del Consiglio europeo”.
Anche Laura Boldrini, presidente della Camera, interviene: “per risolvere il problema non possiamo chiudere le frontiere, i flussi migratori, non possono essere fermati. Occorre gestirli, affrontando le cause profonde che mettoni in fuga migliaia di persone“.
Un progetto che “suona” be