Contro tutte le probabilità, di fronte agli ostacoli del destino che non possiamo immaginare qui in Occidente, il rugby femminile si è sviluppato ed è cresciuto in Iran. Le nazionale femminile iraniana ha iniziato a giocare a sette a livello internazionale nel 2009, e l’IRB si è fatta in quattro per permettere loro di giocare col corpo totalmente coperto ed come richiesto dalle loro regole religiose. Le divise delle ragazze iraniane hanno attirato una grande quantità di commenti, con grande fastidio delle atlete che volevano solamente essere trattate come giocatrici di rugby. E giocatrici che hanno dimostrato anche di saper giocare abbastanza bene. Le iraniane hanno anche avuto occasione di giocare in Italia per il Cortina 7s del 2010, ottenendo una vittoria per 10-3 contro il Valsugana e due sconfitte contro la nazionale azzurra per 10-0 e 33-0.
Nonostante tutto, negli ultimi tre anni hanno vinto un terzo degli incontri internazionali disputati ed hanno ottenuto un record di gran lunga migliore di molte altre “liberali” e “moderne” nazioni asiatiche terminando tra l’altro al 9° posto su 12 il campionato asiatico nel mese di ottobre scorso. Purtroppo le ragazze non potranno migliorare il loro record. Secondo il Globe and Mail dopo che all’inizio dell’anno il loro allenatore è stato cacciato (in quanto un uomo non deve allenare le donne), le ragazze sono state costrette ad allenarsi e giocare principalmente al chiuso, poiché all’aperto avrebbero potuto essere viste da uomini e questo in Iran è estremamente disdicevole. E’ poi notizia di oggi che è stato tagliato con una legge il loro finanziamento pubblico di supporto. La notizia pubblicata sui giornali di Teheran in mattinata aveva questo titolo: “l’ascia è finalmente caduta!”. Accanto alle foto delle ragazze del rugby e di altre discipline risaltavano aggettivi come: vergognoso, disdicevole, oltraggioso ed altri che non si possono nemmeno riportare.