In Italia, è l'aumento di stipendio il primo motivo per cambiare lavoro

Da B2corporate @b2corporate

Il mio impiego è quasi perfetto, ma perché non cambiare lavoro davanti alla possibilità di uno stipendio più generoso? Sembra essere questo lo spirito di molti italiani nei confronti della propria posizione lavorativa, secondo quanto emerso da alcune indagini condotte da Randstad Italia.

«In Italia, si registra una curiosa parità tra chi sostiene di svolgere il lavoro ideale e chi lo ritiene esclusivamente una fonte di reddito. In realtà, la motivazione a cambiare lavoro è elevata, giustificata dalla diffusa esigenza di migliorare il livello retributivo, oltre che all'aspirazione di un percorso di crescita professionale – commenta l’Amministratore Delegato Marco Ceresa -. Meno forte è la spinta verso un percorso più coerente con i propri studi, che fortunatamente appare un campo di maggiori conferme se 7 italiani su 10 dichiarano di svolgere un lavoro che si addice alla loro formazione e 6 su 10 sceglierebbero lo stesso percorso formativo se dovessero ricominciare da capo». Più elevato, per l’appunto, il dato a favore dell’aumento di stipendio: l’81% degli intervistati cambierebbe impiego se a guadagnarne fosse il conto in banca. 

I dati del Randstad Workmonitor portano in luce una forte sensibilità dei lavoratori italiani nei confronti della mobilità, tema protagonista delle interviste condotte nel secondo trimestre 2014. Benché il 79% degli intervistati si dichiari comunque consapevole della concreta possibilità che un nuovo lavoro non equivalga a un’autentica svolta di carriera, i dipendenti italiani si mostrano più “mobili” dei loro colleghi europei.

Che sia comunque la prudenza a farla da padrona in un uno scenario occupazionale complesso come quello contemporaneo è tuttavia sottolineato da un’altra evidenza statistica che distingue nettamente l’Italia dal resto d’Europa: l’82% dei lavoratori dipendenti italiani, più di tutti nel continente, si dichiara attualmente impegnato nell'ottenere una promozione.  In tutto il mondo, i dipendenti italiani sono superati esclusivamente da quelli di Messico (89%), India (86%) e Brasile (84%). 

A ogni modo, chi cerca lavoro sembra vedere un prezioso alleato proprio nelle agenzie specializzate. Rispetto agli esiti dei sondaggi realizzati lo scorso, cresce infatti il consenso degli aspiranti dipendenti italiani nei confronti delle società di recruiting: in particolare, il 69% degli intervistati crede che la formula del lavoro temporaneo possa costituire un trampolino di lancio per un contratto a tempo indeterminato. La percentuale italiana non è particolarmente elevata se messa a confronto con i dati rilevati in altri Paesi, ma netto è l’aumento del consenso rispetto al 2013 . Si tratta - come evidenzia Marco Ceresa - di «una dimostrazione del buon livello di integrazione raggiunto nel mercato del lavoro italiano e una testimonianza dei risultati che le agenzie specializzate sono in grado di offrire ai lavoratori nella ricerca del proprio lavoro ideale e nella definizione del miglior percorso di carriera».