In Italia i furti a norma si sprecano. Ne è convinto…

Creato il 21 marzo 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Franco Luceri. Una volta“le leggi”le facevano i legislatori, e gli azzeccagarbugli si industriavano a trovare“l’inganno”, le smagliature nella trama legislativa che non scoraggiavano il crimine o lo incoraggiavano o ne impedivano la repressione e quindi garantivano l’impunità.

Fino a quaranta anni fa, questa categoria di professionisti capaci di aggirare la legge e di gabbare politici e giudici non era poi così numerosa. Ma da allora c’è stato un autentico diluvio universale, visto che ora l’Italia ha avvocati, professionisti e burocrati in quantità industriale, e non è più“l’inganno a disarmare la legge”, ma è la legge che arma e favorisce l’inganno, il crimine e l’impunità.

Le caste, le corporazioni, le consorterie, le burocrazie, le associazioni e i sindacati ormai bruciano il legislatore su l’anticipo:“pensano l’inganno e poi trovano il modo di obbligare la politica a confezionare la legge a misura: così l’inganno finisce inglobato nella legge, legalizzato”.

Il crimine, l’abuso, l’appropriazione, l’omissione e la falsificazione diventano legali: pane quotidiano. Ed è quanto basta per infinocchiare il legislatore e rendere inoffensiva la magistratura che poi non ha alcun potere sui“crimini a norma di legge o inganni legalizzati”. Anzi, i giudici rischiano l’incriminazione se osano perseguirli.

Così per questa via, la burocrazia italiana ha raggiunto livelli di “strapotere e immunità” tali, (altro che impunità) da portarsi al guinzaglio come cagnolini i legislatori e i governanti, mentre la magistratura si dibatte impotente nel farraginoso groviglio legislativo: tenta di indagare ma poi è costretta ad archiviare per anni e decenni. Perché nell’ex Belpaese, ormai non v’è abuso pubblico (o abuso privato benedetto dalla burocrazia corrotta) che non sia rigorosamente a norma. Da noi le leggi si applicano solo per i nemici e si interpretano per gli amici, portatori sani di mazzetta.

Solo le intercettazioni scoperchiano il vaso di pandora. Ma chiaramente bisogna aspettare che sia proprio il farabutto in persona a scivolare sulla buccia della banana che s’è sgranocchiato, e ad incriminarsi e sbattersi in galera da solo, fornendo via telefono le prove della colpevolezza sua, della sua cricca o peggio consorteria mafiosa di cui ne è componente o capo.

Insomma siamo alla giustizia affidata al buon cuore dei criminali, perché le classi dirigenti disoneste di questa povera Italia, si sono fatte confezionare una tante quantità di leggi“ad”: personam, casta, corporazione, sindacato, consorteria, associazione a delinquere, che per reprimere la montagna dei “crimini” che si consumano quotidianamente,“a norma di legge”, ci servirebbe l’attuale organico di magistrati moltiplicato per un milione: roba da sogno.

Viviamo in un mondo alla rovescia e abbiamo ancora difficoltà ad accettare che i veri tiranni italiani non sono più i politici che ormai devono rubare per comprarsi il potere. Sono i burocrati che quel potere lo hanno a tempo indeterminato e ne abusano a norma di legge. Hanno si il problema della spartizione della refurtiva miliardaria di cui si appropriano, ma con un sacchetto di bruscolini e con la complicità di alcuni professionisti“onesti”, si comprano l’intero Parlamento e l’intero Governo: dispensando qualche posto di lavoro, qualche vestito firmato, qualche biglietto di viaggio, qualche passaggio in barca o in elicottero, un orologio ecc. ecc.

Ma per la stampa italiana, miope o complice, la nostra classe politica sarebbe una “casta” intoccabile e inamovibile di dittatori strapotenti e ladri. Poveri illusi loro e poveri noi; quando ci accorgeremo che usando i politici da utili idioti, quelle “povere vittime indifese e innocenti della burocrazia italiana” si sono già fottute popolo e Stato, non ci sarà più scampo per nessuno

Featured image, Guardie e ladri (1951) foto promozionale.