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In Italia si legge sempre meno, per fortuna

Creato il 21 marzo 2013 da Albertocapece

EtretatLibraryAnna Lombroso per il Simplicissimus

Classifica dei libri più venduti della settimana: al primo posto Sylvia Day: Riflessi di te, Mondadori il secondo atteso volume di “The crossfire trilogy” sulla travolgente e complicata storia d’amore tra Gideon Cross, bello e perfetto fuori ma tormentato dentro, ed Eva Tramell, come lui con un passato doloroso alle spalle…. Al secondo posto Il veleno dell’oleandro di Simonetta Agnello Hornby. Recita il risvolto: “la famiglia Carpinteri si raduna intorno al capezzale di zia Anna, scivolata in una svagata ma presaga demenza senile. Esistono davvero le pietre di cui la donna vaneggia nel suo letto? Dove sono nascoste? Ma soprattutto, qual è il nodo che lega la zia al bellissimo Bede, vero custode della proprietà e ambiguo factotum? Come acqua nel morbido calcare i Carpinteri scavano nel passato, cercano negli armadi, rivelano segreti e verità mai dette e ricchezze mai avute”. Seguono tre “gialli” : di Grillo, Fo, Casaleggio, “Il Grillo canta sempre al tramonto. Dialogo sull’Italia e il Movimento 5 stelle”, di Patricia Cornwell, “Letto di ossa” e di Gianluigi Nuzzi “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI. Più giù Gramellini, Concita de Gregorio, Camilleri.

Si dirà, e come stupirsi dei dati emersi dal primo rapporto sulla promozione della lettura in Italia, presentato in questi giorni che denunciano che l’anno scorso soltanto il 46% degli italiani ha letto almeno un libro. E se tra questi il 39,7% sono uomini e il 51,9% donne c’è da temere che l’incremento sia attribuibile alle trascinanti vicende di Gideon e Eva, in tutte le oltre quaranta variegate sfumature di stupidaggine. Anzi c’è proprio da tirare un respiro di sollievo se, assediati dalla nuova miseria gli italiani investano in modo più profittevole i 14,90 euro, prezzo di copertina di Riflessi di te. Si dice che ogni libro sia un viaggio. Ma le case editrici, le “agenzie” della fantasia e della conoscenza monopolizzate dallo stesso plutocrate che dopo essere diventato padrone delle Tv e della democrazia aspirava anche al possesso delle nostre vite e dei nostri sogni, hanno scelto il low cost, le gite in pullman con annessa vendita di pentole, meglio ancora le scampagnate a finalità politica: Roma andata e ritorno con comizio sulle ingiustizie della giustizia comunista.

Una volta lui i suoi famigli si lamentavano dell’occupazione militare della cultura, operata dalla sinistra. Non hanno più motivo di lagnarsi, la cultura di sinistra è morta, sepolta insieme alle ideologie e alle idee, ben coperta dalla melma delle pacificazioni, delle redenzioni degli sdoganamenti. Non possono convincerci del contrario il sempre più rarefatto chiacchiericcio, il sempre più flebile balbettio scambiati all’interno delle consorterie dei poteri e dei salotti universitari o televisivi, dei parassiti artistico-letterario-giornalistico, dediti all’auto conservazione e trasmissione familiare e clientelare delle loro “rendite”. Esiste invece una cultura di destra. Certo è quella nostalgica del fascismo, dei suoi miti e delle sue icone.

E poi c’è quella interpretata e testimoniata da Berlusconi, ma anche, entusiasticamente dai tecnocrati, quella degli arraffatori arruffoni del tanto e subito, senza regole e senza progetto, dell’accettazione della violenza e dell’anarchia del mercato e del profitto, della necessaria e ineluttabile divisione ricchissimi e privilegiai, pochi, e poveri e poverissimi, tantissimi, senza vantaggi, senza prerogative, senza diritti. E, con loro, quella zona grigia, indistinta, di coloro che vivevano la loro vita passivamente, senza opporsi a ciò che chi comanda propoone e imponeva raramente con la violenza, quasi sempre invece con la blandizie della persuasione dell’illusione e del consumo. E che oggi, impoveriti e beffati ripiegano sul low cost dell’aspettativa, si accontentano del magro sogno di un mackie messer che promette di restituire l’Imu. E in questo caso le sfumature di quella zona grigia non sono solo 40, sono cento, mille, sono le tante vite di tanta gente diversa, di donne e uomini con le loro esistenze e una paura che impedisce di immaginare e di fare progetti.

E non sarà di sicuro il libro dei sogni quel libro che leggono in un anno gli italiani. Che invece i lro sogni e i loro incubi continuano a scriverli, con un dispiegarsi di vanità, narcisismo, prolissità, in un profluvio torrenziale di memorie, confessioni, temi e carteggi, messaggi testamenti, in un delirio di sconcertante impudicizia e spericolata sfrontatezza, che la rete e i social network grazie al calmiere delle battute, non riesce a contenere, in attesa messianica del riconoscimento del talento, dello sbaciucchiamento del successo. Ma in vita per carità, che c’è da rifarsi del “contributo” erogato per la stampa, dell’affitto della sala della presentazione, del cachet del moderatore, delle spese di spedizione ai “critici”. E della delusione che viene dall’incomprensione, uguale a sempre da che mondo è mondo.


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