In Italia vacatio totale. E domani se ne va pure il Papa.

Creato il 27 febbraio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti

A memoria, l'Italia non ha mai vissuto un momento storico come questo. Non c'è uno straccio di potere in grado di contare, di governare, di comandare. Il Presidente della repubblica si trova nel cosiddetto “semestre bianco”, ordinaria amministrazione e nulla di più. Non può, ad esempio, sciogliere nuovamente le Camere. Un governo c'è, ma è come se non ci fosse. Pensate, se a Mario Monti&Friend'svenisse in mente di fare un golpe, potrebbe farlo senza manco morti e feriti e senza dover occupare la sede della Rai, ci sono già i suoi colonnelli. Non c'è una maggioranza parlamentare. Ci sono solo tre mini blocchi minoritari e, dall'aria che tira, non si vede come possano convivere senza scontri frontali. Il presidente del Senato, Schifani, c'è ancora, ma non ha nessun potere, sono cambiati i senatori e la maggioranza, anche se ininfluente, ha il segno del centrosinistra. Il presidente della Camera, Fini, c'è ancora ma non può battere un colpo, non è stato manco rieletto. Per colmo della sfiga, da domani sera alle 20,00 non ci sarà più neppure il Papa che, uno dice, se proprio dovesse andar male, potrebbe anche fare il commissario straordinario dell'Italia. Insomma, il vuoto assoluto. E non è detto che sia un male. La Costituzione dice che, dopo le elezioni politiche, ci sono dei passaggi istituzionali da fare, non rinviabili, anzi, necessari. C'è da insediare le nuove Camere, e tutti sappiano come saranno composte. Ci sono da nominare il nuovo presidente del Senato e il nuovo presidente della Camera dei Deputati prima di iniziare qualsiasi attività. Le nomine della seconda e della terza carica dello Stato, saranno sottoposte necessariamente al vaglio del M5S. Volete vedere che, da tempo immemorabile, un inquisito o semplicemente un sospettato, non sarà né presidente del senato né della camera? E che gli eletti saranno personaggi irreprensibili? E dire che la seconda carica dello Stato è ambita nientepopodimeno che da Silvio Berlusconi. Subito dopo, le nuove Camere, dovranno procedere all'elezione del Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano è in scadenza e, al contrario dello yogurth, lui è durato sette anni invece di tre giorni. Poi si potrà parlare di governo e allora sì, che ne vedremo delle belle. Ieri, abbiamo seguito molto attentamente le conferenze stampa di Piergigi Bersani “il mozzo”, Angelino Alfano “il premier in eterno pectore” e le esternazioni di Beppe Grillo, stranamente disponibile con i giornalisti italiani, anche se davanti casa sua a Genova. L'impressione che ne abbiamo ricavato, soprattutto dall'atteggiamento di un Piergigi dimesso e niente affatto autoironico, è che la palla per possibili alleanze strategiche con il M5S, sia saldamente in mano a Nichi Vendola il quale, sempre ieri, ha già delineato una sorta di agenda operativa a breve. C'è da dire che l'ammirazione, più volte esternata, di Beppe Grillo nei confronti del “sistema Sicilia”, qualche spazio di trattativa lo lascia e, non è un caso, che l'unico politico del centrosinistra che con Grillo ha più di un punto in comune, sia proprio Nichi Vendola. Una differenza, però, con la Sicilia c'è. Crocetta, al momento di insediarsi, una maggioranza l'aveva. Il supporto del M5S alle iniziative condivise, gli ha però consentito di bypassare anche quella parte del suo schieramento più conservatrice. A livello nazionale, invece, il Pd non ha al Senato una maggioranza, e vedere i grillini abbandonare l'aula di Palazzo Madama per far scendere il quorum per l'approvazione di una legge, ci sembra uno scenario surreale. Ma tutto è possibile. E ieri Grillo ha detto chiaramente che il suo “è, e sarà, un Movimento delle idee e non delle proteste”. Secondo noi, da parte del centrosinistra basterebbe poco per avere i grillini dalla loro. Proviamo a fare la lista della spesa. Dunque. Una nuova legge elettorale; la riduzione drastica del numero dei parlamentari; la riduzione degli stipendi di deputati e senatori; l'abolizione del vitalizio; la fine delle missioni di guerra camuffate in operazioni di pace; gli aiuti alle piccole e medie imprese; la revisione del sistema bancario e delle fondazioni; la cessazione dei lavori per la Tav; la distruzione del progetto del Ponte di Messina; la rinuncia agli F15; la riduzione drastica dei finanziamenti alla Difesa; la riduzione drastica dei finanziamenti alle scuole private, e la revisione di tutto il sistema scolastico nazionale, dagli asili nido all'università, fino alla centralità della ricerca; la green economy, scelta strategica per il futuro; la tutela dell'ambiente e del paesaggio; acqua ed energia pubbliche. Ma volete vedere che, alla fine, l'unico che ha un programma di sinistra è proprio Beppe Grillo? Nonostante le mani alzate in segno di resa, con cui vorrebbe uscissero fuori i politici dal Parlamento, resta il fatto che la sinistra si è fatta scippare i suoi cavalli di battaglia dall'ex comico. Con chi se la può prendere Bersani che, a un certo punto, correva dietro a Casini perfino nel cesso, se non con i cretini del suo Pd?

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