Riprendiamo la formula kantiana “Agisci in modo da trattare l'umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo”. Si possono fare almeno due importanti considerazioni a riguardo. La prima potrebbe riferirsi al principio o alla via del ‘giusto mezzo’: Kant, sapientemente, non fa un’idealizzazionené forza a comportamenti utopisticila nostra natura. Se avesse prescritto che dobbiamo riuscire a trattare gli altri esseri umani solo come fine e mai come mezzo, sarebbe evidentemente caduto un po’ fuori dal principio di realtà.
“Sì, ma a me l’Amore non resta facile” (Sara Bini)
Riprendiamo la formula kantiana “Agisci in modo da trattare l'umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo”. Si possono fare almeno due importanti considerazioni a riguardo. La prima potrebbe riferirsi al principio o alla via del ‘giusto mezzo’: Kant, sapientemente, non fa un’idealizzazionené forza a comportamenti utopisticila nostra natura. Se avesse prescritto che dobbiamo riuscire a trattare gli altri esseri umani solo come fine e mai come mezzo, sarebbe evidentemente caduto un po’ fuori dal principio di realtà. Prendiamo un esempio classico dalle relazioni affettive: è abbastanza naturale che io consideri il mio partner un ‘mezzo’ per soddisfare il mio eventuale bisogno di diventare madre, di fondare una famiglia o semplicemente di condividere delle esperienze. Analogamente, il mio partner può vedere me in funzione dei suoi bisogni che, se si accordano con i miei, possono dar luogo a una relazione duratura e soddisfacente. Dov’è che invece ci sentiamo ingiustamente trattati, se non addirittura ‘usati’?Quando la relazione si limita proprio a questo - cioè quando percepiamo che, per l'altro, siamo prevalentemente un oggetto atto a soddisfare i suoi bisogni.Non ci sentiamo perciò ‘visti’ come esseri umani dotati di una sensibilità e di un valore assoluto, non riducibile o riconducibile al semplice gioco di scambi e ‘negoziazioni’ implicito nella relazione. Nella pratica ciò si manifesta come un clima di stagnazione eapatia nella storia, se essa prosegue,o, cosa ancor più evidente oggigiorno,nei classicirapporti mordi-e-fuggi. La relazione di solito viene interrotta bruscamente, non voglio nemmeno dire senza un chiarimento o una spiegazione - sarebbe forse chiedere troppo - ma il più delle volte senza nemmeno la possibilità di un saluto. Sembra quasi che ci siamo dimenticati di avere a che fare con una persona, e non con un tostapane. ## Vedi post precedente e seguente I giusti rapporti umani e Chi usa chi Per richiedere un colloquio di counseling o un'introduzione alla Biomusica e Meditazione contattatemi qui o su: Sara Bini Le Vie per l'Armonia
Riprendiamo la formula kantiana “Agisci in modo da trattare l'umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo”. Si possono fare almeno due importanti considerazioni a riguardo. La prima potrebbe riferirsi al principio o alla via del ‘giusto mezzo’: Kant, sapientemente, non fa un’idealizzazionené forza a comportamenti utopisticila nostra natura. Se avesse prescritto che dobbiamo riuscire a trattare gli altri esseri umani solo come fine e mai come mezzo, sarebbe evidentemente caduto un po’ fuori dal principio di realtà.