La seconda riflessione che sorge dal nostro imperativo kantiano “Agisci in modo da trattare l'umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo” è di natura ancor più sottile e pone, a mio avviso le basi per instaurare dei rapporti significativi con gli altri, in quanto ci dà la misura da adottare e il criterio per valutare il nostro rapporto con noi stessi.
Ecco perché ritengo importante riflettere a fondo sui moventi delle nostre azioni e sulle reali radici delle nostre intenzioni: il più delle volte arriveremo a comprendere come la vita funzioni alla perfezione, mostrandoci dove possiamo migliorare il nostro modo di essere e di porci nei confronti di noi stessi e del prossimo. Tornando a Kant, i suoi imperativi ci indicano una via secondo me realistica e praticabile per accordare progressivamente il nostro agire a principi di innocuità e rispetto condivisibili da ogni essere umano degno di questo nome. Non si tratta di negare o reprimere aspetti della nostra natura né di diventare improvvisamente ‘santi’;si tratta piuttosto d’integrare pazientemente e amorevolmente le varie polarità presenti in noi per elaborare modalità più intelligenti (e corrette) di gestione dei nostri rapporti .
## Vedi i due post precedenti I giusti rapporti umani e "Mi sento usato/a"