“In linea con l’assassino” di Joel Schumacher

Creato il 18 gennaio 2011 da Cinemaleo

2002: Phone Booth di Joel Schumacher


Regista discontinuo Joel Schumacher: a lui dobbiamo l’eccezionale Un giorno di ordinaria follia ma anche il pessimo Il fantasma dell’Opera.

A mio parere, In linea con l’assassino è sicuramente una delle sue opere migliori. Un’ardua impresa girare un film interamente dentro e intorno una cabina telefonica (1). Un miracolo cinematografico a cui contribuiscono una sceneggiatura intelligente, una regia al limite del virtuosismo, una performance -quella di Colin Farrell- che strappa l’applauso a ogni inquadratura.

La critica non è stata unanime nel giudicare il film.

Si va da “Delusione totale” (MyMovies) a “…un ordito sempre inquietante e pieno di pathos” (Ciak), da “…tutto appare alquanto gratuito” (Centraldocinema) a “…un perfetto  meccanismo ad orologeria montato in tempo reale” (Il Cinemaniaco), da “…regia frenetica quanto monotona e abbastanza sciatta…” (Il Messaggero) a “Perfetto esempio di cinema della paranoia urbana, postmoderno ma – insieme – rispettoso delle “unità” (tempo-luogo-azione) del teatro classico, In linea con l’assassino è coinvolgente, allarmante e non annoia lo spettatore neppure per uno dei suoi 81 minuti” (Repubblica).

Mi allineo con quanto scritto da Repubblica.

81 minuti di tensione spasmodica, 81 minuti che attanagliano la nostra attenzione e non ci concedono un attimo di tregua. Anche se vista più volte, un’opera che non stanca mai, avvince e induce alla nostra compartecipazione come poche: emoziona e fa riflettere. Un thriller mozzafiato ma anche un’acuta e amara analisi della nostra società, analisi oggi più che mai attuale.

Il film fece di Colin Farrell definitivamente una delle star più giustamente celebrate (2). Non sempre ha indovinato i film da interpretare ma è indubbio il suo notevole talento, probabilmente l’attore migliore della sua generazione. Lo affiancano un umanissimo Forest Whitaker (bravissimo come sempre) e le perfette, nei rispettivi ruoli, le ancora semisconosciute Radha Mitchell e Katie Holmes. Perennemente presente con la voce, ma visibile solo in due inquadrature, un quanto mai inquietante Kiefer Sutherland.

note

(1) Da Wikipedia apprendiamo che l’autore del soggetto, Larry Cohen, “aveva proposto originariamente l’idea di un film che si svolgesse interamente in una cabina telefonica ad Alfred Hitchcock negli anni sessanta; ad Hitchcock l’idea piacque, ma né lui né Cohen riuscirono all’epoca a trovare una trama plausibile per mantenere il film confinato alla cabina, pertanto l’idea fu abbandonata. Cohen riprese in mano il soggetto alla fine degli anni novanta, quando ebbe l’idea del cecchino”.

(2) “Il film sta nell’occhio impaurito, espressivo, nel fascino di razza del 27enne irlandese Colin Farrell, il prototipo dell’uomo che vive di apparenza, conosce la paranoia generale e vive per noi un feroce contrappasso” (Il Corriere della Sera).

   

   

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