Ho notato che il mio precedente post (Strateghe e kamikaze, n° 142 nella pagina Archivio) ha suscitato un po' di reazioni. Un po' di più, intendo, rispetto al solito o anche rispetto a quei post un po' piacioni che ogni tanto mi diverto a scrivere.Vorrei rispondere a tutti singolarmente, ma proprio non ce la posso fare. Perché questo blog è già un secondo lavoro e, a volte, diventa anche oneroso (sebbene resti sempre il lavoro che preferisco).Però qualcosa la devo chiarire. Più che altro perché credo di non essermi espressa molto bene quando ho parlato del rispetto che gli uomini tributano alle donne. Un po' dipende anche dal fatto che cerco di limitare i miei post a dimensioni umanamente accettabili. Ovvero leggibili. Un po' anche dal fatto che certe considerazioni sono chiaramente figlie del mio vissuto. E non potrebbero essere comprese in pieno (soprattutto quando sono dei paradossi) se non rifacendo tutto il percorso che io ho già fatto per 37 anni. E sarebbe davvero una pretesa improponibile. Oltre che noiosa per chi mi legge. Ma la scrittura, è certo, ha sempre due autori: chi scrive e chi legge. Io non posso far altro che sperare in quella che Umberto Eco chiama cooperazione interpretativa. E nel buon senso - nonché nella bontà - dei miei lettori ai quali chiedo solo di prendere con le pinze tutto quello che scrivo. E, ovviamente, di applicare le attenuanti generiche di una vita che non possono conoscere completamente.E quindi qui specifico meglio - o almeno spero - quanto volevo dire. In linea di massima ritengo importante che un uomo rispetti una donna. E ci mancherebbe altro. Ma no, non ho bisogno del rispetto di un uomo per sapere di essere una persona in gamba. In linea di massima credo che il rispetto arrivi col tempo. Non perché non lo si possa dare sulla fiducia. Ma perché è tanto più autentico quanto più si riferisce alle qualità e alle peculiarità della persona. Elementi che, per forza di cose, si possono acquisire solo con una lunga frequentazione e conoscenza.In linea di massima sono lusingata, contenta e appagata quando un uomo apprezza la mia intelligenza e il mio spirito. Ma lo sono allo stesso modo di quando ad apprezzarmi è una donna. Solo che con le donne, essendo nata eterosessuale, non ho motivo né possibilità di poter provare la tensione sessuale. In linea di massima sono convinta che l'attrazione giochi il ruolo di protagonista nel primissimo incontro tra un uomo e una donna. Il che non significa che sia più importante di tutto il resto. Ma che per quella volta - e quella soltanto - spetta solo a lei fare la parte del leone. In linea di massima credo di sentirmi maggiormente attraente se - al primo incontro - suscito nell'uomo un desiderio sessuale, piuttosto che ammirazione e stima. Non perché ambisca a diventare una donna oggetto. Ma perché essere desiderate vale più di mille complimenti. In linea di massima credo anche io che un rapporto stabile e duraturo si costruisca su altre basi. Ma sono pure convinta che senza una buona attrazione sessuale le altre cose non possano bastare.In linea di massima mi ritengo attraente e sensuale. E, forse, non avrei bisogno di cercare continuamente conferme in un uomo. Ma reputo che il piacere di piacersi sia un dovere. Mentre quello di piacere a un uomo è una necessità ancestrale.In linea di massima non incontro uomini col chiaro scopo di aggiungere tacche alla mia lista di avventure. Ma la mia parte razionale (e, in verità tutto il mio essere) si rifiuta, allo stesso modo, di proporsi come già pronta per una relazione seria. Il che non significa rifuggirla, ma aspettare che le cose seguano il loro corso... se c'è un corso da seguire.In linea di massima non mi tiro indietro se la serata volge verso la camera da letto. Anche se dopo la camera non ci sarà nessuna altra stanza da condividere. Ma in questi casi sì che ho usato rispetto. Per me stessa, per il mio corpo e per l'uomo di una notte. Senza infiocchettare il sesso con qualcosa che vorrebbe attribuirgli un significato più alto e nobile, solo per essere legittimati a concedersi un'avventura.Il sesso, oltre che bello e divertente, può essere altrettanto nobile, alto e aulico, se lo si fa con consapevolezza e senza sovrastrutture.In linea di massima non odio le strateghe. Piuttosto invidio la capacità che hanno di tenere costantemente accesa l'attenzione di un uomo. In linea di massima non tollero di trascorrere il primo appuntamento ascoltando il mio interlocutore che si lamenta o si lagna della stratega precedente. Perché vorrebbe dire che non mi sta dedicando attenzione. O che sono già entrata nella sfera amicale per consentirgli tali confidenze. Uscendo, però, anche da quella di donna desiderabile. Desiderabile almeno quanto quella di cui si continuerà a parlare per tutta la serata. E, sinceramente, non so che farmene del rispetto, della stima, dell'apprezzamento. Se la sola cosa che un uomo deve fare a un primo appuntamento è far sentire una donna UNICA. In linea di massima credo di aver scritto anche troppo. Ma non sono convinta di essere riuscita ad esprimere pienamente le esigenze del mio essere. Figlie di insicurezze, per carità. Ma non per questo degne di essere da me ignorate o messe a tacere.Rispetto, desiderio, attrazione, stima. Non necessariamente una cosa esclude l'altra. Ma ogni cosa a suo tempo. E secondo una logica ben precisa. In linea di massima, of course...Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city.
Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.