Se le popolazioni tribali hanno preso le armi, lo hanno fatto perché in governo vuole ora strappare loro l’ultima cosa che possiedono: la terra. Chiaramente non credono al governo quando sostiene che il suo unico intento è quello di “sviluppare” la loro regione e non l’hanno bevuta la storiella che le strade larghe costruite attraverso le foreste della provincia di Dantewada dalla National Mineral Development Corporation sarebbero state costruite per consentire loro di portare i figli a scuola. Credono invece che, se non combatteranno per la loro terra, saranno eliminati. Per questo hanno preso in mano le armi…
Arundhati Roy ha attirato su di sè la solidarietà di milioni di persone per la sua profonda e urgente necessità di mostrare al mondo le contraddizioni che dilaniano silenziose il suo Paese. E’ impegnata in prima persona contro il programma nucleare, la corruzione dello stato, la costruzione delle dighe, gli interessi delle corporation e tutto quello che ha a che fare con una globalizzazione violenta. E’ decisa risoluta, non ama i compromessi e le mezze misure ed è cosciente che la sua prosa irrita la classe media indiana, i ricchi e le élite. Dice di scrivere perchè deve, perchè sarebbe troppo umiliante non farlo e perché “c’è un’urgenza rispetto a quello che accade da cui è difficile distogliere lo sguardo”.
Arundhati Roy
In marcia con i ribelli
Guanda
2011