in materia di coltura. Dino Campana

Creato il 01 aprile 2011 da Vivianascarinci

Lastra a Signa, vigilia di Natale 1917

Signorina,

Non ho potuto leggere il discorso del Vate. E’ troppo letterato, anche nei migliori e peggiori momenti. A me sembra che sia la massima cloaca di tutto il letteratume presente passato di tutti i continenti, e non mi sento di ritrovarmi nei suo discorsi.

Il dolore del Vate non è il dolore del poeta: è senza nobiltà senza silenzio senza luce. Il Vate grammofono, quale meccanismo più tedesco di questo? Non vede Signorina che gli estremi si toccano e l’ironia del destino sferza oggi come uno scudiscio? Ai serva Italia! Come questo plebeo dolore questa plebea indifferenza mi offende! Creda che è così dolce sentirsi una goccia d’acqua, una sola goccia d’acqua, ma che ha riflesso un momento i raggi del sole ed è tornata senza nome!

E non ebbe marca, né marchi.

Ora sto meglio e lontano dalla letteratura mi vado riconciliando un po’ colla terra in cui troveremo pure un giorno la salvezza del povero ingegno italiano così compromesso. La magna parens frugum ha prodotto troppi contadini che hanno occupato le cattedre di estetica ecc. ed io non mi posso mai figurare l’arte senza grappoli, pungoli, ortaggi mitologici o no, con ironia benigna e gentile che nessun d’annunziano avrà mai. L’Italia meridionale poi, paese eminentemente agricolo ha prodotto troppi contadini e questo, in tempo di democrazia, ha fatto male quasi quanto la coltura tedesca. In materia di coltura la colpa mi sembra che sia specialmente dei coltivatori.

Signorina, io che vivo in un cantante e fischiante paesino toscano le invidio il silenzio della Gran Vigna. Accetterei di andarle a custodire la casa se mi facessero una provvista di legna e cancellassero tutte le traccie sue muri.

In oltre vorrei assumere la direzione dei lavori e non ricevere chi non mi piace.

Tanti auguri per Natale anche alla Signora Mamma e mi creda con viva stima suo devoto

Dino Campana  


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