In memoria di Norman, dottorando suicida

Creato il 19 settembre 2010 da Anellidifum0

Come suppongo anche a voi altri, mi ha molto colpito il suicidio di Norman Zarcone, collega 27enne di dottorato. Mi ha colpito perché più che essere un suicidio, mi è parso un omicidio di Stato, al pari di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, solo ottenuto non per il tramite di poliziotti criminali invasati, ma per il tramite di quel muro di gomma italico su cui tutto rimbalza. Mi ha colpito perché se a 27 anni decidi di buttarti dal settimo piano della tua facoltà, significa che hai esaurito anche le belle speranze e le belle bandiere. Mi ha colpito perché ho pensato ai figli di Norman, che non ci saranno. Ai genitori di Norman, che rimangono amputati in questa fantastica Italia. Mi ha colpito perché è un fratello di generazione, di aspettative e perfino membro del Club dei nomi buffi, addirittura in rima col mio. E quindi ho pensato alle ragazze (o ai ragazzi) che Norman non bacerà, ai libri che non leggerà, ai post che non scriverà, agli articoli che non ricercherà, ai libri che non pubblicherà, alle scoperte che non farà, alle persone che non vedrà, ai viaggi che non compirà, agli studenti che non avrà. E a quanto abbiamo perso tutti, in Italia, con quel volo dal settimo piano.

Sentimenti di dolore e confusione. Descritti molto bene da Giuseppe Provenzano su L’Unità.


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