In merito a Il fondamentalista riluttante, il film

Creato il 12 agosto 2014 da Postscriptum

L o spettatore riluttante. Cioè io, tutte le volte che mi accingo a vedere un film tratto da un romanzo. E tutte le maledette volte la regola non scritta ma ferrea è la stessa: più il romanzo è bello, più il film fa cagare. E tutte le stramaledette volte lo guardo lo stesso.

Se ancora non avete letto la mia post-recensione de Il fondamentalista riluttante (il romanzo) potete darci un’occhiata seguendo questo link. Vi do il tempo di un rapido countdown da 100 a 0.

Fatto? Bene, anzi male.

Male perchè il film diretto dalla regista indiana non c’azzecca una benemerita mazza con il libro. E’ lento, prosaico, sbagliato e centrato su tematiche che nel romanzo non ci sono proprio. Partiamo dalle bestialità più evidenti.

- l’attore che interpreta Changez, che ho scoperto essere un rapper americano di origini orientali, ha l’espressività di un comodino ikea ammaccato; roba che anche due mostri sacri dell’immobilismo interpretativo con Kristen Stewart e Robert Pattinson al confronto sembrano Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni. Quella che segue è la sua espressione intelligente/intimidatoria da terrorista.

- Kate Hudson non è bella. Sarà carina, simpatica, anche sexy se volete ma bella non lo è proprio, mentre Erica nel libro sembra emanare bellezza da tutti i pori; e poi quest’ultima è scrittrice, non una sfigatissima performer d’arte contemporanea che è capace solo di saccheggiare la sua storia d’amore con Changez per creare il suo iper-mega-giga capolavoro.

- Alcune scene non esistono proprio o sono state del tutto stravolte, altre inserite un po a cacchio nella speranza di raggiungere non so quale obiettivo; il culmine emotivo del romanzo è nelle ultime righe mentre nel film, in questo stracacchio di film dimmerda, viene tutto spiattellato in faccia dopo 12 secondi. Che me lo vedo a fare un film tratto da un romanzo che sputtana il finale mentre ancora non sono finiti i titoli di testa?

- il dialogo tra Changez e l’americano, che è il filo conduttore della vicenda, è profondo, metafisico e a tratti quasi onirico. Insomma è una figata. Non è la scena del film in cui i due mangiucchiano e parlottano finchè, come al solito, arriva il momento sputtanamento e si scoprono cose che nessuno avrebbe mai pensato. Come se fosse normale trovare un giornalista/scrittore americano a Lahore che parla urdu e conosce benissimo le usanze del luogo.

Il film nel complesso, più che centrarsi sul cambiamento del protagonista, è una grande scopiazzatura di Breaking Bad: tutto ruota intorno a questo ragazzo di umili origini e belle speranze che all’improvviso diventa un cattivissimo terrorista. Ma perché? il romanzo non è così….

Per fortuna, e dico per fortuna, che c’è Liev Schreiber ad alzare il livello della recitazione sennò ci sarebbe stato da spararsi dopo 10 minuti di film.

Preghi, preghi signora Nair, ma sappia che la preghiera non basta a fare film belli


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