Ieri ho assistitito a un episodio che vale la pena raccontare.
Entrano insieme due persone e si sistemano in piedi vicino a me. Uno dei due estrae la chitarra e comincia a suonare accompagnandola con la voce, la canzone di De Gregori "Generale".
Generale, dietro la collina
ci sta la notte crucca e assassina,
e in mezzo al prato c'è una contadina,
curva sul tramonto sembra una bambina,
di cinquant'anni e di cinque figli,
venuti al mondo come conigli,
partiti al mondo come soldati
e non ancora tornati.
La voce è calda e intonata.
Generale, dietro la stazione
lo vedi il treno che portava al sole,
non fa più fermate neanche per pisciare,
si va dritti a casa senza più pensare,
che la guerra è bella anche se fa male,
che torneremo ancora a cantare
e a farci fare l'amore, l'amore delle infermiere.
Osservo quello che succede intorno. In altre occasioni la gente dà segnali di fastidio. Ora è attenta. Sono in molti che prima di scendere infilano gli spiccioli nella tasca che Andrea, il musicista, ha appoggiato con delicatezza in cima alla chitarra. Passano di proposito davanti a lui e nel depositare le monete, gli sorridono.
Generale, la guerra è finita,
il nemico è scappato, è vinto, è battuto,
dietro la collina non c'è più nessuno,
solo aghi di pino e silenzio e funghi
buoni da mangiare, buoni da seccare,
da farci il sugo quando è Natale,
quando i bambini piangono
e a dormire non ci vogliono andare.
Qualcuno gli dice addirittura grazie....finalmente una canzone italiana. E finalmente una bella canzone. Ci scappa anche qualche applauso, anche se molto tiepido.
Bè è un piacere viaggiare in queste condizioni!
Generale, queste cinque stelle,
queste cinque lacrime sulla mia pelle
che senso hanno dentro al rumore di questo treno,
che è mezzo vuoto e mezzo pieno
e va veloce verso il ritorno,
tra due minuti è quasi giorno,
è quasi casa, è quasi amore.
Spero di rincontrarlo Andrea e di poter ascoltare altre sue canzoni.