In morte di Carlo Fruttero

Da Dallenebbiemantovane

La notizia non ti coglie impreparata: c’è anzi quel senso di dolce rassegnazione, lo stesso che hai provato il giorno di Natale sentendo che era morto Giorgio Bocca, quello che ti fa uscire di bocca proverbi e saggezza popolare sfusa (un altro grande che se ne va; prima o poi doveva succedere, alla loro età; hanno avuto una vita ricca di soddisfazioni).

Coincidenza, proprio il pomeriggio di Natale, giocando a Trivial con gli amici, era saltato fuori il suo nome. Al tuo gruppo capita la domanda: quali sono i nomi della coppia letteraria Fruttero & Lucentini? Inutile dire che la risposta (in parte scandalizzata dall’essere l’unica ad avercela pronta) aveva sfiorato il centesimo di secondo.

Ma è scontato, dai... quando è dalle superiori che leggi e rileggi La prevalenza del cretino, quando hai goduto come una quaglia quasi con l’intera produzione di un autore, con il compagno Lucentini e poi da solo, quando andava da Fazio e ormai ti ci eri affezionata, a quel corpo da ragnetto e a quella faccia imbevuta di perfidia infantile (e un lato infantile, splendido, i due ce l’avevano: al punto da prefare, elogiandolo come uno dei migliori romanzi italiani di sempre, Pinocchio, da loro giustamente definito opera gotica e ghost story delle migliori).

Non che tu di Fruttero, in definitiva, abbia letto l’opera omnia. Ti mancava, per esempio, e te ne rammarichi, Mutandine di chiffon, che a dispetto del titolo civettuolo e civetta, era operetta di ricordi autobiografici, dentro e fuori dall’ambiente letterario torinese.

Ti manca anche La patria, bene o male, scritto a due mani con Massimo Gramellini, che stamattina a Radio Capital l’ha elogiato sobriamente con il massimo complimento che il suo amico Calvino avrebbe potuto immaginare: “era un uomo leggero”, nel senso migliore del termine.

Bando ai necrologi, quindi, e passiamo alle cose serie.

Classifica provvisoria delle opere di Carlo Fruttero

(quelle che ho letto finora)

1) La donna della domenica

(leggiadro e soave capolavoro, capostipite di quel giallo ironico all’italiana che ormai diamo per scontato, ma non lo era affatto finché non lo scrissero loro)

2) Enigma in luogo di mare

(perché mi piace e basta. O devo giustificarmi? Ambientazione splendidamente incongrua per un giallo, dialoghi scintillanti, protagonisti misteriosi e insoliti, trama mai scontata... Piaceva anche a lui, essendo evidentemente ambientato in un luogo identico a quello splendido Castiglione della Pescaia dove aveva la casa e da dove ci ha lasciati, stanotte)

3) A che punto è la notte

(capolavoro in chiave minore, forse troppo ambizioso dal punto religioso/metafisico. Il rischio della serializzazione del giallo era già in agguato, e forse per questo il duo pensò bene di chiuderla lì con il commissario Santamaria.)

4) La prevalenza del cretino

(da rileggere a dosi omeopatiche quando le dure leggi del professor Cipolla minacciano di travolgerci l’esistenza)

5) La verità sul caso D

(bisognava essere dei grandi scrittori, e dei grandi critici, e dei grandi giallisti, e dei grandi amanti di Dickens per mettere insieme un’operetta così geniale da ricamare sull’incompiuto Il caso Edwin Drood di Dickens, infilandoci senza strafare tutti i più grandi detective del ‘900 riuniti a convegno)

6) La manutenzione del sorriso

(seguito della Prevalenza del cretino, v. sopra per la posologia)

7) Breve storia delle vacanze

(pamphlet delizioso, breve ma definitivo)

8) Ti vedo un po’ pallida

(ottima ghost story)

9) Donne informate sui fatti

(così così. Prevedibile e mal strutturato con quei monologhi così noiosi, proprio lui che era maestro del dialogo scintillante da commedia degli equivoci.)

10) Il palio delle contrade morte

(Bruttino.)

Non entra in classifica L’amante senza fissa dimora: pessimo. Un errore, un inciampo, per quanto mi riguarda. Però so di gente serissima a cui è piaciuto.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :