by Mattia Gariglio · 24 aprile 2014
Ispirato alle vicende delle Bestie di Satana un lungometraggio lento, vittima del basso budget
Esordio alla regia per Emanuele Cerman che decide di prendere una sceneggiatura di Stefano Calvagna, originariamente regista oltre che sceneggiatore della pellicola, e di portarla sul grande schermo. Girato in 10 giorni, In nomine Satan era inizialmente stato pensato per la televisione. La sceneggiatura, modificata appositamente per il grande schermo, per essere girata in pochi giorni con soli 40.000 euro, risente delle radici televisive che hanno dato luce al progetto.
Personalmente ho avuto modo di vedere il film in anteprima ben due volte, ma in realtà non era lo stesso film. La prima volta, al Riff, era lungo ben 44 minuti in più rispetto alla versione che avrete la possibilità di vedere in sala dal 24 Aprile. Se la prima versione risultava lunga, a tratti noiosa e in alcuni punti sconclusionata, la seconda risulta troppo edulcorata.
La versione del Riff, che per stessa ammissione di Cerman era una copia lavoro, aveva un pregio rispetto a quella in sala: disturbava. In nomine Satan, seppur imperfetta, aveva ciò che per un film del genere era un punto di forza: la capacità di non lasciare indifferente il pubblico. Si parla di satanismo, di dolore, di giovani vite spezzate, ma soprattutto di morbosità e devianze. Seppur dettate da necessità di danaro e tempo, croci del cinema contemporaneo, le sequenze macchina a mano, con primi piani tremolanti e a volte composti male, avevano un senso, perché al servizio di un racconto intriso di sangue e dolore. Nella versione da 96’ minuti molte di queste sequenze sono rimaste ma spesso sono divenute vittime di tagli e di un montaggio che presenta, in alcuni punti, errori grossolani. Il film risulta quindi più snello ma allo stesso tempo perde in pathos, limitandosi al compitino, a dipanare un mistero del quale si perde presto interesse.
In nomine Satan ricorre troppo spesso a luoghi comuni, abusati e logori. A cavallo tra scene di crudo realismo e scene oniriche di lynchiana memoria, troviamo il coraggio di un regista che nonostante tutto ci ha provato, cadendo vittima di un budget risicato e dei suoi stessi attori, non sempre all’altezza della prova richiesta.
PLACEBO
Regia: Emanuele Cerman – Cast: Stefano Calvagna, Emanuele Cerman, Federico Palmieri, Francesca Viscardi – Paese: Italia – Durata: 96′ – Anno: 2012
11 visualizzazioni
&size;