Qualche breve considerazione che nasce se non a risposta, almeno a corollario di un articolo pubblicato dall’amico Massi su http://detritidipassaggio.blogspot.comDico “amico Massi” perché è lui il cofirmatario e coautore di quel Manifesto contro i luoghi comuni diffuso pochi giorni fa sui blog di entrambi.E dato questo nostro “sodalizio” non posso esimermi dal gettarmi nella mischia.Questa non vuole essere una difesa di Lennon, sia chiaro. Ci sono cose per cui è indifendibile e ammetto di condividere gli assunti di fondo di Massimiliano.Credo che Imagine sia una canzone molto più banale che non semplicemente brutta. Una modesta melodia francescana di pianoforte, all’acqua di rose: tutt’al più innocua, blanda; non brutta. Anche il testo, di nuovo una sermoncino da buon parrocchiano, è certo bambinesco e moraleggiante. Ma sapete com’ è... “c'e sempre bisogno di buoni sentimenti”, altrimenti non saremmo arrivati alla nona serie di Don Matteo. C'è bisogno di buoni sentimenti come di aspirina nel terzo mondo, e il nostro, culturalmente, è un terzo mondo. Eppure nemmeno l’aspirina potrà mai salvarci.Ed è certamente vero anche che la carriera del Lennon “singer-songwriter” impallidisce di fronte a quella di colleghi che hanno fatto un percorso simile al suo; Neil Young, un esempio tra i tantissimi. Ma è inutile e perfino imbarazzante addentrarsi in confronti. E poi: chi se ne è mai fregato tanto della carriera solistica di Lennon? Ecco allora una domanda: si può scindere John Lennon dai Beatles?Lui ci avrebbe anche provato, poveretto. Con sperimentazioni giapponesoidi (chiedere a Les Rallizes Dénudés cosa era il rock alternativo giapponese), con cover “shoccanti” (Two Virgins), con bed-in e presenzialismi vari.Ma come fare a scrollarsi dalla spalla quel peso così enorme che i Fab Four, e sopratutto il codazzo mediatico al loro seguito, gli avevano lasciato addosso? Un uomo solo contro il Mito. Il suo stesso Mito.E certo che dopo tanti anni di compilation natalizie imbarazzanti, Happy Xmas (la più amata negli asili) diventa quasi uno strascico di quei sintomi.Eppure ammetto che da tempo prendermela con certi “grandi personaggi” come l’innocuo John, non mi da più alcuna soddisfazione. Non mi riscatta, non mi vendica, non mi solleva il morale. Non diffonde meglio Beefheart o i Third World War.Un rigurgito reazionario e “veltroniano”?No, non del tutto. E’ forse la consapevolezza di fondo del contesto. Il nostro, quello che ci sta attorno. Quello dei “talent”, della BCE, delle primarie, della sinistra (e della destra), dei cyberfanatici del web, dei Justin Bieber come dei White Stripes.Tutto questo esiste. Piaccia o no a noi oltranzisti insoddisfatti e perennemente contro. Con questo dobbiamo confrontarci.Lennon è stato un mite antagonista che nella stagione della rivoluzione si è trovato ad essere un artista bianco venerato dai media e multi-miliardario. Non è mica facile destreggiarsi.No, non è la palese melassa di Imaginea darmi pensieri. Ma c'è una canzone che a volte mi fa “paura”: Working Class Hero. Che per altro è una buona canzone. Una canzone migliore– non musicalmente - se cantata dai Green Day, o da chiunque altro. Una canzone che nell’anno giusto, in bocca al Joe Strummer giusto, qualcuno di “noi” avrebbe pure venerato; siamo onesti…Ma se a cantarla era John, allora diventava un subliminale mantra paternalistico e in forte odore di autoassoluzione a di latente assistenzialismo da entità superiore. Come un recente spot dell’ Enel.Ecco, di quelle paternali prodotte da un’ intellighenzia che confida nel sonno delle menti e nella simulazione di un’ impossibile fratellanza tra potere costituito e mondo “operaio” non avevamo - nè ora abbiamo - alcun bisogno.
Ringrazio Massi per il post. E’ sempre necessario non abbassare la guardia.
Lui ha lanciato la pietra. E qui si raccoglie tutto...