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Voglio iniziare con un amarcord sui negozi milanesi in cui ho trascorso i miei anni belli: quelli della nascita della passione per la musica, dell'esplorazione di questo nuovo mondo. Quando, studente squattrinato, dovevo decidere per quale disco spendere i pochi soldi disponibili e a quali invece rinunciare, quando cercavo la canzone sentita alla radio, di notte, e ne parlavo poi con gli amici la sera scambiando opinioni e suggerimenti.
I primi negozi in cui ho passato ore a cercare vinili (sembra un'altra era geologica, ma davvero quando ero al liceo i cd non erano ancora in commercio...) sono Rasputin, in piazza Cinque Giornate, e Mariposa in piazza Medaglie d'Oro (quest'ultimo aveva una sede anche in Duomo, nella galleria sotterranea della metro: onestamente sono secoli che non passo di lì e non so se ci sia ancora). Il primo, immortalato anche da una mitica scena nel primo film di Antonio Albanese, purtroppo non esiste più, sostituito da uno dei millemila Benetton della città: ricordo le pareti zeppe di vinili, e io che cercavo la costina delle mie prime scoperte discografiche. Quella in cui mi fiondavo direttamente era la parete in fondo a sinistra: ricordo distintamente di averci trovato praticamente l'opera omnia di Lou Reed. I cd, allora merce rara e "di nicchia", erano disposti per lo più al bancone all'ingresso, dove rimasero le novità anche quando il vinile poco a poco scomparve e le pareti si riempirono di cd.
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I Navigli erano l'altra miniera d'oro: il Discomane aveva l'ira di dio di usato, in cd e in vinile, e in sottofondo si poteva ascoltare musica per lo più Seventies e southern rock (d'altronde bastava guardare in faccia i - non simpaticissimi - gestori per non avere sorprese). Il Discomane c'è ancora, sempre con un'aria da scantinato maleodorante e con lo stesso strato di polvere che ricopre tutto, i suoi dischi tenuti maluccio, ma può riservare belle sorprese se si ha la pazienza di cercare. I singoli dei Cramps, tra le altre cose, li ho comprati tutti lì. Poi, naturalmente c'era il Libraccio, nella sua sede storica, c'é ancora e si è ampliato e moltiplicato, che dio l'abbia in gloria.
Ai tempi dell'università aumentò il consumo di musica e scoprii nuove frontiere musicali: i negozi per così dire "mainstream" non mi bastavano più. Il classico giro dell'epoca (noleggio cd di via Soncino a parte) era: da Supporti Fonografici in Porta Ticinese a dare un'occhiata alle novità indie, poi da Psycho a comprare a un prezzo decisamente più abbordabile. Quelli di Psycho avevano l'indubbio vantaggio della simpatia e una discreta offerta di usato; Carlo Villa e i soci di Supporti non brillavano per affabilità ma avevano dalla loro un catalogo decisamente più amplio, soprattutto di chicche d'importazione in anni in cui, ripeto, l'accessibilità woldwide di internet era di là da venire. Psycho si é trasferito da anni dalla sede storica di Molino delle Armi e ora vedo che é in via Zamenhof, dove non sono mai stato ma da dove mi dicono che continua a combattere la battaglia per la buona musica; Supporti ha chiuso i battenti da tempo dopo anni di agonia (ricordo ancora la tristezza che mi prese l'ultima volta che ci entrai, com'era cambiato!) e tentativi mal riusciti di trasformarsi in negozio online, loro che tra i primi avevano iniziato a vendere per posta titoli import. Poi c'era (e c'è) Buscemi: ogni tanto ci andavo quando facevo il pendolare passando da Cadorna, più per comodità che per effettivo piacere. Mai più messo piede da allora: ci sono passato davanti da poco ma non mi ha ispirato l'entrata... Chissà invece se resiste Metropolis, altro paradiso dell'usato, in via Padova dove andavo apposta il sabato mattina lasciando spesso la macchina parcheggiata in qualche modo e rischiando di lasciare in multe quello che risparmiavo comprando usato anzichè nuovo...
Poveri ragazzi d'oggi, é un piacere che con i loro mp3 non proveranno mai, e non sanno cosa si perdono.
Evviva i dischi e chi li vende!