Vengo al dunque. L'ultima domenica di ottobre un signore ultrasessantenne (età precisa sconosciuta) in pieno giorno, alle quattro del pomeriggio, ha pensato bene a non vedere la nostra macchina tranquillamente e pacificamente parcheggiata al lato destro della nostra larghissima e scarsamente trafficata via, e ci ha dato una bella botta. Non so a che velocità sia successo l'impatto, ma fatto sta che la nostra macchina ha urtato contro altre due macchine parcheggiate davanti, quindi il signore con una sola svista è riuscita a distruggere tre macchine. O meglio, ha distrutto solo la mia, le altre due hanno subito un danno minore. Ma faccio prima a fare vedere la foto che spiegarlo.
Come vedete, la ruota è fuori asse e l'urto è stato proprio dal lato del serbatoio. Noi abbiamo trovato la macchina così la domenica mattina, abbandonata da sola al lato della strada con un nastro della polizia sul cofano su cui si leggeva "fordon kontrollerad" (veicolo controllato). Niente messaggi, né un foglio. Le altre due macchine danneggiate non c'erano più, e noi fino a lunedì non abbiamo saputo cosa era successo. Certamente siamo subito andati alla polizia, la domenica stessa, ma in Svezia (almeno a Örebro, speriamo che almeno a Stoccolma no) la domenica la polizia è chiusa. E' chiusa pure il sabato e nei giorni feriali dopo le 18 di pomeriggio (che qui è considerata sera). L'edificio era proprio fisicamente chiuso ed inaccessibile. Sinceramente non mi sembrava il caso di chiamare il 112. C'è anche un altro numero della polizia che uno può chiamare (114 14), ma è a pagamento, e mi dava venti minuti di attesa. Quindi anche no. Abbiamo preferito aspettare il lunedì mattina per sapere cos'era successo (e ci sono voluti alcuni giri prima di arrivare alla persona giusta che ce lo sapeva dire). Tanto il nastro della polizia sul cofano era rassicurante. Sapevamo che la polizia ci era già stata, e probabilmente sanno che cos'è successo. (Non posso non rammentare che l'unica denuncia, di furto, che ho dovuto fare in Italia l'ho fatta il 25 aprile, e l'ufficio delle denunce di Firenze era apertissimo.)
Insomma, lunedì mattina abbiamo chiamato i carri attrezzi che hanno portato la macchina da un carrozziere. Siccome non conoscevamo alcun carrozziere in città, ci siamo affidati ai carri attrezzi. Certo che ci hanno portato la macchina dal carrozziere più caro! Finché non è arrivato il preventivo, ero tranquilla. Tanto sappiamo chi è stato, e paga l'assicurazione - pensavo. Poi è arrivato il preventivo. Di 108 mila corone... (circa 12 mila euro). Il doppio del valore della macchina. Ergo non si ripara. Ci toccherà comprare una nuova macchina con i soldi che ci dà l'assicurazione, e la nostra Suzuki, con un motore e un abitacolo intatti, sarà radiata. Se non fossi in Svezia, penserei a un inciucio tra il carrozziere e l'assicurazione. (Anche perché siccome mi verrà pagato il valore della macchina, non posso riprendere quel che ne rimane, ma se la tiene l'assicurazione...).
Con questa storia volevo però illustrare che in ogni male c'è un po' di bene, ovvero che poteva andare molto peggio. Prima di tutto avevo firmato il contratto di assicurazione due giorni prima dell'incidente. Non più o meno, ma esattamente due giorni prima. Avevo cominciato la procedura per immatricolare la macchina in Svezia a fine agosto, e mi hanno fatto fare un'assicurazione temporanea per il periodo in cui dovevo girare con una targa temporanea (di color rosso). La targa definitiva ci è arrivata una settimana prima dell'incidente, e ho scelto di fare anche la casco la prima volta in vita mia (con lo stipendio svedese me la posso permettere, e poi il rischio maggiore qui è una scivolata d'inverno o uno scontro con un animale piuttosto che un urto con un'altra macchina). Ve la immaginate che casino gestire un caso del genere con un'assicurazione straniera? Sarebbe stato un vero calvario.
Poi, a questa macchina non ero ancora affezionata. L'ho presa questa estate (ereditata da mio padre). Se fosse successo alla mia Punto Sporting che ho venduto questa estate, ci sarei rimasta molto male. Mi avrebbe preso proprio al cuore.
Poi, se succedeva d'inverno era peggio. Ora tutto sommato si può ancora girare in bici, quindi posso muovermi liberamente (più lentamente, ma liberamente, non legata agli orari degli autobus). E c'è anche un altro piccolo male che ora invece si è rivelato di essere un bene: non sono riuscita a trovare un posto in garage da affittare da novembre, ma solo da dicembre (nel parcheggio sotterraneo del palazzo di fronte al nostro). Con l'esperienza di un novembre come quello dell'anno scorso, ero preoccupata. Adesso invece mi romperebbe decisamente dover pagare il garage senza avere una macchina da parcheggiarci dentro. E abbiamo pure un novembre decisamente più mite.
Infine, ma non da ultimo, gestire tutta questa faccenda mi ha costretto a parlare in svedese a volte, e molto spesso a leggere o ascoltare lo svedese. Con una signora dell'assicurazione mi è capitato di parlare un misto di svedese e inglese. Cioè lei mi parlava in svedese, e io le rispondevo in inglese con un pizzico di svedese. E' stata in ogni caso una soddisfazione capirla. Le lettere e le comunicazioni ufficiali, poi, naturalmente sono tutte in svedese. Così ho potuto imparare diverse parole nuove, tipo fordon (veicolo), ersättning (compenso), skade (danno), ecc.
E via... Si comprerà una nuova macchina. Appena torna Gabriele dall'Italia iniziamo a girare i concessionari. Per fortuna l'assicurazione l'assicurazione ci ha offerto una somma onestra, quindi aggiungendo magari due-tre mila euro possiamo comprarci una macchina decente (in ogni caso si parla di macchina usata...).
La canzone ungherese in appendice
A Pest (parte orientale di Budapest), nella piazzetta sotto i piloni del mio ponte preferito, il Ponte Elisabetta, si trova questa lapide:
Le iscrizioni sono in lingue diverse e hanno significati diversi. L'unica scritta in ungherese è "miénk itt a tér". Vuol dire "questa piazza è nostra". Per un turista non vuol dire niente, ma se la legge un ungherese pensa subito a una canzone. E' una canzone del 1973 dei Locomotiv GT, o LGT, una delle rockband storiche del mio paese. Ed è una canzone con un significato per gli ungheresi. Se leggete il testo, capite anche perché gli LGT non furono ben visti dal regime e perché l'album in cui uscì fu bannato, e uno dei chitarristi-cantanti si approfittò di un tour negli Stati Uniti, e non tornò mai più in Ungheria (morì otto anni dopo, a soli 34 anni, in circostanze poco chiare, sparato nel proprio letto). Ecco la canzone:
LGT - Miénk itt a tér
Questa piazza è nostra che ci siamo cresciuti, Anche il palazzo è nostro che ce lo sopportiamo, A noi tocca poca luce, c'è più ombra, Nella nostra stanza scura anche il ragno tesse male la tela.
Questa piazza è nostra, questa piazza è nostra.
Nel nostro cortile crescono solo dei sommacchi, La pietra delle nostre scale è consumata, Questa piazza è nostra che ci siamo cresciuti, Sono familiari i fischi che si parlano.
Questa piazza è nostra, questa piazza è nostra.
Andavamo in giro nel pomeriggio, In giardini curati, dove si sdraiava l'estate, E quando veniva sera tornavamo a casa, Lì ci accoglieva il canto della piazza.
(Per il testo in lingua originale vedete qui.)
Ho scelto questa canzone per la prima appendice musicale perché abbiamo scoperto non molto tempo fa la lapide nella foto, insieme a Gabriele, passeggiando lungo il Danubio come spesso facciamo. A me l'iscrizione ha subito ricordato la canzone, lui però non la conosceva. Perciò urgeva una spiegazione completa, insieme alla canzone stessa. :)
(P.S. Questo è forse il post più lungo nella storia di questo blog...)