A fronte di questo Rossi ritiene utile una sospensione temporanea del pagamento del tributo, finché - spiega - non si giunga ad un quadro gestionale che utilizzi le poche risorse finanziarie a disposizione in una duplice direzione. «Il pagamento degli stipendi - sottolinea il capo di Confagricoltura - non può essere l'unica priorità, se poi per andare in pari si rinuncia alla manutenzione dei canali». Sostanzialmente, è la sua tesi, risulta difficile - pur mettendoci razionalità e buon senso che il caso richiede - convincere il mondo agricolo, già su più fronti in seria difficoltà, a versare un tributo per qualcosa che non toccano con mano. E i canali pieni di erbacce e detriti forniscono loro un ottimo motivo di collera sul quale diventa difficile trovare una mediazione. «I controlli a campione che abbiamo eseguito successivamente alle segnalazioni di alcune aziende hanno in effetti dimostrato che sul piano della manutenzione l'attività consortile è stata tutt'altro che eccellente e la rabbia dei proprietari terrieri non è poi cosi ingiustificata», dice Gianni Cantele, di Coldiretti Puglia, che annuncia: «Noi andremo in autotutela davanti alla commissione tributaria e Roma. Sei giudici dovessero darci ragione, si ribalterebbe l'onere della prova, che quindi spetterebbe ai consorzi e non più ai consorziati». «La manutenzione dei canali non è diffusa sull'intero territorio e persino il costo dell'acqua è particolarmente elevato. Siamo a 40 centesimi a metro cubo», gli fa eco il collega leccese Giuseppe Brillante che ha dalla sua le foto che raccontano parte del viaggio della Coldiretti tra i canali di bonifica del territorio. Tutti pronti a sedersi intorno a un tavolo, ma riduzione del numero di personale e debiti da ripianare con fondi regionali sembrano essere inderogabili punti fermi. Fonte:
In più occasioni, diversi rappresentanti di Confagricoltura e Coldiretti e Cia hanno precisato che il contributo all'ente consorzi di bonifica va pagato, almeno come regola generale.
Creato il 09 marzo 2016 da Antoniobruno5A fronte di questo Rossi ritiene utile una sospensione temporanea del pagamento del tributo, finché - spiega - non si giunga ad un quadro gestionale che utilizzi le poche risorse finanziarie a disposizione in una duplice direzione. «Il pagamento degli stipendi - sottolinea il capo di Confagricoltura - non può essere l'unica priorità, se poi per andare in pari si rinuncia alla manutenzione dei canali». Sostanzialmente, è la sua tesi, risulta difficile - pur mettendoci razionalità e buon senso che il caso richiede - convincere il mondo agricolo, già su più fronti in seria difficoltà, a versare un tributo per qualcosa che non toccano con mano. E i canali pieni di erbacce e detriti forniscono loro un ottimo motivo di collera sul quale diventa difficile trovare una mediazione. «I controlli a campione che abbiamo eseguito successivamente alle segnalazioni di alcune aziende hanno in effetti dimostrato che sul piano della manutenzione l'attività consortile è stata tutt'altro che eccellente e la rabbia dei proprietari terrieri non è poi cosi ingiustificata», dice Gianni Cantele, di Coldiretti Puglia, che annuncia: «Noi andremo in autotutela davanti alla commissione tributaria e Roma. Sei giudici dovessero darci ragione, si ribalterebbe l'onere della prova, che quindi spetterebbe ai consorzi e non più ai consorziati». «La manutenzione dei canali non è diffusa sull'intero territorio e persino il costo dell'acqua è particolarmente elevato. Siamo a 40 centesimi a metro cubo», gli fa eco il collega leccese Giuseppe Brillante che ha dalla sua le foto che raccontano parte del viaggio della Coldiretti tra i canali di bonifica del territorio. Tutti pronti a sedersi intorno a un tavolo, ma riduzione del numero di personale e debiti da ripianare con fondi regionali sembrano essere inderogabili punti fermi. Fonte:
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