La seconda puntata vede gli Hatfield in cerca di vendetta, dopo che i McCoy hanno ucciso il fratello minore del capofamiglia ‘Anse’. Amici e conoscenti si alleano con le parti coinvolte, per dare aiuto e sostegno ai due capi dei clan rivali. La lotta è senza esclusione di colpi...
Chiamato a commentare con pillole critiche distribuite a scacchiera nel palinsesto della rete diretta da Giuseppe Feyles, Tatti Sanguineti. La figura di Hatfield, secondo il critico è quella di «un disertore di tipo nuovo: non vigliacco, non psicopatico, ma lucido». «Infatti Hatfield», spiega Sanguineti, «diventa un imprenditore, come Clark Gable in “Via col vento”: un tagliatore di legno per le traversine della ferrovia».
Quanto all’effetto History Channel di “Hatfields & McCoys”, Sanguineti ne coglie l’evidenza nella «verosimiglianza documentale, nel grigio, nel seppia, nei colori virati» e nel fatto che all’opera manchino «gli sguardi delle donne e i punti di vista soggettivi». «Si rappresenta lo scontro fra due mondi, ma lo si filma in un modo oggettivo, senza l’occhio di Costner (Hatfield) o di Paxton (McCoy)», prosegue il critico.
Quanto a Kevin Costner, al suo «radicamento nella storia americana», conclude Sanguineti, «in “Hatfields & McCoys”, il tratto che ne fa un antipistolero e forse un borghese è la pipa».