Quei momenti in cui ti rendi conto di quanto una giornata, ogni singolo momento di essa a dire il vero, possa somigliare a una medaglia. Quando tutto appare tranquillo, a tratti scontato, a tratti noioso, a tratti insopportabile, a tratti… poi, ecco arrivare la bellezza all’improvviso. Quell’altra faccia che stupisce sempre. E lascia a bocca aperta. E coglie impreparati. E fa muovere il cuore con un ritmo più veloce. È meraviglioso rendersi conto di non essere insensibili, al punto tale da non percepire il cambiamento. È stupendo sentire crescere dentro un sincero senso di ringraziamento. Per esserci. Per osservare, anche se in un aspetto mutato, quello che altri hanno creato e custodito tempi addietro. Lo stupore che riempie gli occhi, dietro alluccichio di lacrime di pura emozione. Gocce salate che non scendono ad accarezzare le guance, ferme, in bilico sull’orlo delle ciglia. È così che amo vivere il tempo. Con fotografie scattate con il semplice sbattere delle palpebre. Con pagine di diario scritte, sopra ai fogli di carta dell’anima. Quelli che alle volte si stropicciano un po’, per ciò che non va. Ma che sanno tornare lisci e accoglienti, ogni volta che c’è da rendere indelebile un attimo di pura felicità. Quella che arriva con le cose semplici è sempre la migliore ed è l’unica in grado di rendere di nuovo splendente anche il secondo più nero; l’unica per cui valga la pena correre fino a perdere il fiato; fare le capriole; buttarsi a capofitto nelle cose; nelle esperienze e nelle situazioni. Quella che, per davvero, esiste… se solo si ha la volontà di non smettere mai di sentirla. Insieme alla voglia di andare sempre avanti, insieme a pensieri assurdi, irrazionali e stupendi allo stesso tempo. Insieme a ragionamenti più o meno sensati, durante un tragitto fatto di passi più o meno incerti. Giocare a nascondino con la vita in ogni singolo secondo. Perché è proprio quando meno te lo aspetti che riesci a fare tana a qualcosa di straordinario. Oggi è andata più o meno così. Dopo una lunga serie di secondi tutti uguali, all’improvviso mi sono ritrovata altrove. In un luogo sentito nominare tantissime volte, ma mai visto prima. Insieme al ricordo di chi non c’è più e che non ho potuto conoscere di persona. Insieme a un pizzico di amarezza, ma anche alla giusta dose di spensieratezza. Con le lancette dell’orologio per nulla a favore, ma del tutto ignorate. Con il sole prossimo a dare la buona notte e con la fretta di dover rincasare; anche quella un urlo in mezzo ai pensieri da non ascoltare. Ero lì. In quel luogo in cui spero di tornare. E tornare. E tornare. E tornare. Alla prossima, allora.