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In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore 4

Creato il 16 dicembre 2014 da Marvigar4

delitti

Durante il fascismo la cronaca nera veniva severamente controllata e censurata, l’intenzione era di non turbare l’opinione pubblica con storie che inducessero a sospettare la presenza di anime omicide nella società italiana, illustrata come un luogo idilliaco dove tutto andava alla perfezione in virtù della “paterna” supervisione del Duce. La stessa letteratura di genere poliziesco non era ben vista dal regime fascista, nonostante fosse stata inaugurata nel 1929 una collana della Arnoldo Mondadori Editore denominata “I libri gialli”, curata da Lorenzo Montano e diretta poi da Alberto Tedeschi, con i famosi romanzi dalla inconfondibile copertina, da cui il termine “giallo” che in Italia indica le pubblicazioni che si occupano di delitti, indagini e analisi del mondo criminale. Il primo romanzo “giallo” pubblicato nella suddetta collana fu The Benson Murder Case dello scrittore americano S. S. Van Dine, tradotto in italiano La strana morte del signor Benson, che fece conoscere ai nostri lettori il personaggio di Philo Vance, il ricco detective dilettante con la passione dell’arte. Nel 1941 la collana fu chiusa per espressa volontà del regime, l’entrata in guerra contro Gran Bretagna, Francia prima e Stati Uniti poi fu decisiva per impedire la pubblicazione di opere di letterature “nemiche”. Caduto il Fascismo, finita la guerra, la nuova Italia riprese a editare i libri gialli, ma proseguì sotto certi aspetti a non voler calcare troppo la mano sulla cronaca nera, fatta eccezione per casi clamorosi, come quello che vide protagonista Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, condannata nel 1946 per l’omicidio di tre donne, squartate, bollite con soda caustica e ridotte a saponette. La vera svolta avvenne il 9 aprile 1953, ossia il ritrovamento del cadavere della giovane ventunenne Wilma Montesi sulla spiaggia di Torvaianica, in provincia di Roma, e l’apertura di un’indagine che coinvolse nomi illustri, tra cui il figlio di un alto esponente della Democrazia Cristiana. Il caso Montesi riempì le cronache dei giornali, fu seguito dai mezzi di comunicazione dell’epoca con particolare attenzione, appassionò la gente. Gradualmente, da sessant’anni a questa parte in Italia lo spazio dedicato dai media di massa alla cronaca nera ha prevalso fino a diventare pressoché maggioritario, con la differenza che siamo passati da fasi in cui la politica e il crimine si mischiavano, inaugurate dalla stagione delle stragi e del terrorismo (dal 1969 fino a buona parte degli anni ’80), ad altre in cui il delitto tout court veniva preso in considerazione (dagli anni ’90 fino ad oggi). Con il nuovo secolo si è ingigantita quest’ultima tendenza, il Gran Guignol del sensazionalismo morboso, secondo la giusta definizione della mia amica Franca Colonna, ha invaso i media, ogni delitto, piccolo o grande che sia, occupa le prime pagine dei quotidiani, le trasmissioni televisive si moltiplicano per proporre al pubblico sempre le stesse storie di comune perversione, pescano nel torbido, intrattengono la massa con lo splatter verbale e visivo delle ricostruzioni degli omicidi, i presunti colpevoli sono passati al setaccio da specialisti e non, si gode di questo clima macabro, cruento, in definitiva la morte violenta è diventata uno spettacolo. La letteratura “gialla” in Italia s’è abbonata a questo clima, con le dovute eccezioni. Sembra che sguazzare nel sangue sia la prerogativa di certi autori italiani, piccoli o grandi che siano, l’assassinio è ormai protagonista di intere manifestazioni (festival, presentazioni di libri, cene con delitto ecc.). Dell’interno argomento ho già scritto in precedenza, non guasta ribadire e segnalare che ormai la nostra povera società italiana è malata “fracica”: dal vecchio fascismo, che vietava lo sfruttamento della cronaca nera, siamo giunti al nuovo fascismo, dove il delitto viene imposto dai media cavalcandolo per ottenere audience ovunque e distrarre la gente.

Continua…

mvg


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