in fondo al mare
nel cuore delle alghe
e dei coralli.
Seduto se ne stava
e silenzioso
stretto a tenaglia
tra il cielo e la terra
e gli occhi
fissi nell'abisso.Il 9 maggio del 1978 è una data che molti associano al ritrovamento del cadavere dell'onorevole Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse. Ma è anche il giorno in cui fu ucciso a Cinisi, vicino a Palermo, Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino.
Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, è stato un politico, attivista e conduttore radiofonico italiano, famoso per le denunce delle attività della mafia in Sicilia, che gli costarono la vita.
Nasce a Cinisi il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La famiglia Impastato è bene inserita negli ambienti mafiosi locali: si noti che una sorella di Luigi ha sposato il capomafia Cesare Manzella, considerato uno dei boss che individuarono nei traffici di droga il nuovo terreno di accumulazione di denaro. Frequenta il Liceo Classico di Partinico ed appartiene a quegli anni il suo avvicinamento alla politica, particolarmente al PSIUP, formazione politica nata dopo l'ingresso del PSI nei governi di centro-sinistra. Assieme ad altri giovani fonda un giornale, "L'Idea socialista" che, dopo alcuni numeri, sarà sequestrato: di particolare interesse un servizio di Peppino sulla "Marcia della protesta e della pace" organizzata da Danilo Dolci nel marzo del 1967: il rapporto con Danilo, sia pure episodico, lascia un notevole segno nella formazione politica di Peppino.
Viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, lo fecero a pezzi sui binari della ferrovia di Cinisi. Lo misero sulle rotaie quando era già stordito, adagiarono il corpo su una carica di tritolo e fecero brillare l´esplosivo. Poi, per 23 anni, provarono a seppellirne il ricordo sotto una montagna di falsi e calunnie per una ricostruzione di comodo che lo voleva alternativamente suicida o saltato per aria maneggiando l´esplosivo. Trenta chili di resti su 300 metri. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale.
Felicia Bartolotta aveva 85 anni. «Ora - disse - tutti sanno qual è la verità. Ora aspetto la condanna di Badalamenti e poi posso anche morire». Morì il 10 dicembre 2004 a 88 anni. Ripeteva: «Anche gli insetti se lo sono mangiati mio figlio. Che ci vado a fare al cimitero? Lì non c´è. Solo un sacchetto, questo mi hanno lasciato». Qualche anno prima l´avevano ricoverata in coma. Scoprirono che aveva due ematomi alla testa. Le indagini procedono a ritmo altalenante per anni: l'orientamento degli inquirenti, infatti, tende ad attribuire il delitto ad ignoti, pur riconoscendo il carattere mafioso dell'accaduto. Soltanto nel 2002 viene disposto l'ergastolo per Gaetano Badalamenti come mandante dell'omicidio stesso. Gli esecutori materiali non sono mai stati condannati.