Dozhd, in italiano ‘pioggia’, è diventata celebre durante l’ondata di proteste anti-governative del 2012: trasmette, dietro abbonamento, su internet, via cavo e satellite; ha un pubblico di 10 milioni di telespettatori al mese, più 3-4 milioni online, con un budget di 10,3 milioni di dollari. La sua fondatrice è Natalya Sindeyeva, la quale, mercoledì, ha spiegato che gli operatori sono stati spinti a tagliare il segnale da funzionari, non ben specificati, nell’amministrazione presidenziale. A suo dire, la linea della tv sempre piuttosto critica delle politiche di Mosca, ha indispettito non poche persone al Cremlino, già da tempo. La questione della sua sopravvivenza, quindi, è esclusivamente di carattere “politico”. Il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha detto ieri sera che Dozhd non ha infranto la legge ma di certo ha oltrepassato una “linea rossa” morale. “Se tolleriamo questo tipo di sondaggi – ha spiegato in un’intervista alla stessa emittente ‘incriminata’ – assisteremo all’inizio dell’erosione della nazione”. Irina Yarovaya, deputata del partito governativo Russia Unita, ha definito l’iniziativa di Dozhd come “un crimine finalizzato a riabilitare il nazismo”, un insulto diretto “alla sacra memoria della guerra”.
La Sindeyeva ha lanciato un appello a tutti i telespettatori, perché si mobilitino facendo pressione con lettere e chiamate sugli operatori che hanno deciso di cancellare l’emittente dalla loro offerta. “Solo voi potete aiutarci”, ha detto. Domenica, inoltre, Dozhd terrà una maratona tv sotto lo slogan “Amare la patria”. “Per tutta la settimana siamo stati accusati di non essere patriottici – si legge sul sito internet dell’emittente – non vogliamo che il termine ‘patriottismo’ venga monopolizzato. Non vogliamo che questo sia confuso con la lealtà al potere”. Durante la giornata si discuterà quindi con diverse personalità del significato di patriottismo in politica, cultura, storia, economia e sport. A cinque giorni dall’apertura delle Olimpiadi di Sochi.