in Scena/ Gabriele Pignotta: “Se tutto va male… divento famoso” tra crisi economica ed ossessione di apparire in tv

Creato il 19 marzo 2011 da Iltelevisionario

(di Alessandra Giorda) Cari lettori, ormai sta giungendo alla conclusione a Torino, presso il Teatro Gioiello, il grandissimo successo di Se tutto va male divento famoso. Grande partecipazione di pubblico che ha apprezzato l’ultimo lavoro di Gabriele Pignotta che ho per Voi intervistato. Persona simpaticissima e gradevole, una di quelle con cui non smetteresti mai di parlare. Grande professionista con alle spalle duro lavoro e molto studio. Le sue esperienze non sono solo in teatro, ma anche in televisione per Mediaset, Rai e Sky in moltissimi ruoli, da attore a conduttore e autore. Vincitore di numerosi premi, tra i  quali nel 1994 come migliore attore protagonista al “Festival Teatrale di Trieste”, l’anno seguente al Festival di Castrocaro Terme nella categoria di nuovi attori emergenti (prima serata su Raiuno) e nel 2006 “Cavalierato Giovanile Del Lavoro” per meriti artistici nella categoria giovani attori.

Gabriele in quest’intervista ci parla della sua ultima commedia e di cosa pensa della società odierna. Leggete con attenzione, soprattutto, mi rivolgo ai giovani, poichè i pensieri di Pignotta offrono grandi spunti di riflessione. Guardando agli aspetti più frivoli, lo sapevate che un artista di questo calibro, ha mille passioni? Equitazione, aquiloni, sci e subacquea. Della cucina e del giardinaggio cosa pensa? Scopriamolo insieme!

D: Come nasce l’idea di Se tutto va male divento famoso?

R: Nasce da ciò che mi circonda e da situazioni d’attualità. Un aspetto è la crisi economica che stiamo vivendo dove gente di 40/45 anni si è trovata di botto senza lavoro ed ad affrontare problematiche impensate. L’altro aspetto è l’ossessione di apparire in televisione. Da qui la trama della commedia: durante un momento di disagio economico e lavorativo, quattro persone si guardano intorno e non trovano alcun impiego. Rimangono rapiti dalla televisione ed in particolare da un talent show, che promette fama, successo e denaro. Intraprendono questa assurda strada che secondo loro poteva essere un sistema di lavoro. Mi sono ispirato un pò anche anche a Full Monthy e Billy Elliot,  commedie che affrontano molto bene la crisi sociale.

D: Che cosa pensi dei talent show che pullulano sulle nostre televisioni?

R: Nascono da una richiesta di attenzione là da dove fallisce la società dalle altre alternative. Oggi si è costruito un modello che è quello dell’apparire: “Ah ti ho visto al Grande Fratello, ad X Factor” paradossalmente sembra avere un senso maggiore che “tu fai il ricercatore alla Sapienza di Roma, ah beh”. Grande decadenza di valori! Oggi non si ha neppure la voglia di costruire un percorso fatto di gavetta e di lavoro. Essendo semplicemente una bella gnocca o un bel figo, senza che tu sappia fare qualcosa di specifico, in televisione lavori senza problemi. Questi non  personaggi che rimbalzano da un talk show ad un altro facendo sempre le stesse cose, per la maggior parte gli opinionisti. Perchè tu devi dire ad una ragazza che deve studiare 15 anni,  fare la gavetta, prendere un master ed iniziare a gettare le basi per una carriera. Ci anche sono dei talent show, dove nascono talenti veri, come ad Amici. Non voglio fare di un erba un fascio, per carità. Nel complesso, però, ai provini si trovano ragazzi  che fino al giorno prima non facevano nulla e si improvvisano attori o diventano concorrenti del Grande Fratello ecc. Anche nel mondo del giornalismo, in televisione si vedono delle belle ragazze, tutte rifatte che fanno le inviate o “dicono” il telegiornale, ma che non hanno alcuna esperienza, poiché la parola d’ordine è l’apparire. Non si valuta più la telegiornalista che sa fare una bella inchiesta  e che svolge comunque bene il suo lavoro, ma importa solo se figa.

D: Nel 2005 sei stato scelto da Pippo Baudo come uno dei protagonisti di Sabato Italiano. Cosa ricordi di quell’esperienza?

R: Il ricordo è in parte felice ed in parte amaro. Pippo Baudo, appartenendo alla vecchia scuola cerca, nelle persone con cui lavora, un talento e su questo bisogna dargli atto. Ha scelto tutte persone che avevano un percorso di lavoro. Il fatto che mi volle con se, mi fece molto piacere. Purtroppo in quell’occasione il programma fu sfortunato, non ebbe l’audience richiesto e fu soppresso. Ho comunque mantenuto un rapporto con Pippo bellissimo, l’anno scorso venne a vederci in teatro e mi fece i  complimenti. Quando ho iniziato a capire come era fatta la televisione, ho  desiderato  fare altro che fosse al di fuori. Premia poco il talento e la qualità, mentre sono a l’ennesima potenza l’ipocrisia e l’arrivismo. ll prodotto televisivo è sempre più scadente.

D: Quali sono i tuoi progetti futuri lavorativi?

R: Far crescere la compagnia che ho creato con Fabio Avaro, ditta Avaro-Pignotta, che siamo un piccolo miracolo italiano. Siamo tutti  giovani, senza nomi televisivi e su tutto il territorio nazionale facciamo 170 date annue. Siamo partiti con 40 posti a teatro, oggi siamo anche i quelli da  1000. Diamo lavoro  a 13 persone, siamo una piccola azienda che  punta sulla qualità, sul  lavoro e soprattutto sul riconoscimento del pubblico. Voglio continuare a scrivere commedie. Si stanno anche prospettando lavori per il cinema, ho già firmato un contratto di esclusiva con Marco Berardi, produttore di Immaturi , dove nascerà un film da uno dei miei lavori.


D: So che hai parecchi hobbies, tra i quali spiccano il giardinaggio e la cucina, me ne parli?

R: Quello del giardinaggio è nato quattro anni fa quando ho acquistato una casa con giardino e mi sono trovato a scoprire questo mondo che mi rilassava molto. Scrivendo tanto, faccio lavorare sempre “la testa”. Questo hobby mi distoglie, con la musica ascoltata tramite le cuffiette, taglio l’erba, coltivo piante anche se non mi dedico ad innesti particolari. Mentre per la cucina, sono uno che ama mangiare, stare con gli amici e di conseguenza ho imparato a cucinare. Essendo un arte creativa, mi sbizzarisco ad inventare nuovi piatti ed a condividerli insieme alle persone a cui tengo. I preferiti, che mi hanno folgorato già da ragazzo, sono le lasagne di mamma e la parmigiana di nonna. Adoro tutta la cucina italiana, soprattutto il pesce. Qualche anno fa ne ho scoperto un’altra che mi fa impazzire: la giapponese. Sfida 2012? Imparare a cucinare come i nipponici!



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