Cinque esposizioni, cinque periodi diversi, cinque temi diversi, cinque Italie differenti. Attraverso queste grandi esibizioni dello stato dell’economia, della cultura, della società nel momento in cui si svolgono, è possibile raccontare la storia del nostro Paese. I suoi successi e le sue aspettative. Ma anche le sue illusioni, i suoi inganni. La prima: Milano 1906. Si vuole festeggiare il nuovo traforo del Sempione tra Italia e Svizzera che permette di arrivare direttamente da Milano a Parigi. Il tema principale sono i trasporti: la velocità, la potenza, i cavalli vapore, il treno. Il progresso dei paesi, oramai, si misurano in chilometri di strade ferrate. E l’Italia per dare un impulso deciso ha appena nazionalizzato le Ferrovie.
L’esposizione di Torino nel 1911, è dedicata all’industria e lavoro. Un vero e proprio inno alla nuova e moderna Italia a Cinquant’anni dalla proclamazione dell’Unità. Mentre a Roma si costruisce il Vittoriano, che deve puntellare l’Italia su fondamenta storiche salde, a Torino si celebra il volto produttivo e industriale del paese.
Roma 1942, l’esposizione che non si è mai svolta ma che ha lasciato un’impronta di sé più di ogni altra. È il sogno mussoliniano di una nuova Roma, protesa verso il mare, possente, squadrata, fascista. Un sogno miseramente naufragato con la seconda guerra mondiale.
L’Italia che ospita la successiva esposizione è totalmente cambiata. Politicamente, socialmente, culturalmente. Soprattutto, quello che si celebra nel 1961 sempre a Torino, nel centenario della sua Unità, è un paese all’apice del boom economico. E Torino è Fiat. La fabbrica che sta dando quattro ruote a tutti gli italiani.
Infine arriviamo a Genova 1992, dedicata a Colombo e ai 500 anni del suo viaggio oltre oceano. Un’edizione travagliata specchio di un paese che sta per essere travolto da Tangentopoli. Eppure, malgrado tutto, per Genova l’Expo si rivelerà un successo. Grazie all’Acquario e alla sistemazione di tutto il porto vecchio riacquisterà un fascino perduto da molti anni.
Milano 2015 vuole essere l’ideale continuazione di un lungo filo che unisce il secolo scorso con l’oggi. Ma dove prevalevano i grandi progetti, le costruzioni ciclopiche in grado di segnare un’intera città, ora si punta su altri valori, altri messaggi. Nutrire il pianeta, energia per la vita: questo il pensiero, quasi un messaggio, per noi, abitanti di un pianeta in pericolo. E, soprattutto, per i nostri figli. La riflessione di un futuro forse meno pieno di beni materiali ma più attento alla qualità della vita.