La trama (con parole mie): Dave Robicheaux, anziano investigatore dei dintorni di New Orleans, è al centro di un'indagine legata al ritrovamento del cadavere di una giovane prostituta orribilmente mutilata. La zona, distrutta dall'uragano Katrina, rigurgita visioni e personaggi che paiono usciti da un sogno e portano a tracce di un vecchio omicidio a sfondo razziale cui lo stesso Dave assistette da ragazzino e ai legami della giovane vittima con il boss della mala locale Baby Feet Balboni.Dave, in bilico tra il credere in se stesso o in nulla, si troverà ad affrontare i fantasmi della Guerra Civile mentre il numero di vittime comincerà a salire e la lotta con l'assassino diverrà una pericolosa partita con in gioco ben più di una carriera ormai quasi al tramonto.
Non si dovrebbero mai sottovalutare i vecchi leoni come Tavernier.
Neppure quando si trovano lontani da casa a riscoprire vecchie passioni come quella per il delta del Mississippi e l'atmosfera rarefatta e brumosa delle paludi attorno a New Orleans, una delle città da sempre più affascinanti e misteriose degli States.
Soprattutto se, dalla loro parte, i vecchi leoni hanno altri vecchi leoni come Tommy Lee Jones, volto ormai leggendario ed associabile alla maschera scolpita nella roccia di Eastwood, che lo diresse e spalleggiò nell'ottimo e sottovalutato Space cowboys a inizio millennio.
In the electric mist, uscito in sordina in Italia - direttamente in home video, per intenderci -, pesca a piene mani dall'immaginario southern tipico della Louisiana mescolando come in un cocktail troppo forte per i fegati deboli le ferite ancora aperte di Katrina ed il legame con gli spiriti neanche fossimo in una puntata di True blood, o rivivessimo la vicenda in cui "La verità sta negli occhi di chi guarda: tu sai quello che credi di sapere, io quello che ho visto" di Mezzanotte nel giardino del bene e nel male - e di nuovo torna alla carica il vecchio Clint - senza dimenticare il disequilibrio del "bad lieutenant" firmato da Herzoged un paese che non sarà per vecchi, ma resta ancora appoggiato a gente d'altri tempi come Dave Robicheaux o Hogman Patin con tutto il suo peso, come fossero gli unici in grado di sorreggerlo.
Certo, ad una prima snobistica occhiata questa recente fatica del regista dello splendido 'Round midnight potrà risultare stanca e quasi televisiva, grottesca e raffazzonata con il suo zoppicante alternarsi di visioni, voci fuori campo e realtà dei fatti, eppure - così come l'appena citato Cattivo tenente: ultima chiamata New Orleans - i pezzi di questo puzzle segnato dal sangue e legato ad una riflessione non dissimile da quella del magnifico La promessa - la prova migliore di Sean Penn dietro la macchina da presa - trovano ognuno il suo spazio con l'incedere dei minuti, costruendo un affresco forse non perfetto o esemplare nello stile, eppure funzionale e decisamente in linea con la cornice della vicenda narrata, in grado di lasciare interrogativi e riflessioni non banali nello spettatore, andando ben oltre la trama noir da crime story old fashion che ne costituisce l'ossatura.
Il legame con il Cinema, inoltre, regala alla pellicola il fascino che ai vecchi tempi era il pane quotidiano dei Marlowe o dei viali del tramonto, andando a scoprire storie legate ad attori preda dei vizi, produttori senza scrupoli, giovani attrici divenute vittime sacrificali e legami con la mala, che dai fumosi locali newyorkesi o le ribalte californiane si spostano tra le brume che circondano presente, passato e futuro in questa New Orleans decadente e ferita, eppure dai colori sempre accesi, oltre quel velo che non sapremo mai se sarà realtà, oppure soltanto frutto della nostra immaginazione.
MrFord
"Auntie Mame
has gone
inside
she lives in
the doorway of an old hotel
and the
radio's playing opera and
all she ever says
is go to Hell."Tom Waits - "Cemetery polka" -