Sin dalle prime battute di questa premiere, però, notiamo che qualcosa nella narrazione è cambiato. Se l’anno scorso tutto era incentrato sul ritorno a casa di Kieren Walker dopo essere stato curato dal suo zombismo, o sindrome da morte permanente, e sulle difficoltà di integrazione tra non-morti e vivi nel piccolo paese di Roarton, quest’anno la vicenda si fa più globale. Avevamo lasciato la serie dopo che lo “sceriffo” autonominato del paese, a capo delle forze di protezione di Roarton durante l’Apocalisse Z, era stato ucciso da un suo concittadino (al quale lo stesso aveva ucciso la moglie affetta da SMP o PDS in inglese), avevamo scoperto che Kieren si era suicidato dopo aver scoperto che il suo “ragazzo” era morto in Afghanistan (tornato in vita anche lui e poi ucciso dal padre) e i rapporti tra il protagonista e la sorella erano tornati normali.
Sebbene il tema della prima stagione (razzismo e integrazione) sia stato portato a livelli globali, tutto poi torna nella piccola Roarton. Sembra infatti che Roarton oltre a essere stata colpita duramente dall’Apocalisse Z, sia stato di fatto il primo luogo nel quale i morti sono tornati in vita. Per questo motivo in paese arriva una senatrice del Victus che inizia le indagini, scalzando di brutto il vicario. Anche Amy, la zombie amica di Kieren, torna a Roarton con un amico (Apostolo del Profeta Non-Morto) per una qualche strana ragione e cerca di convincere Kieren a unirsi alla loro lotta.
La serie promette di essere bella come la prima stagione e lo spero tantissimo…staremo a vedere come si evolverà nelle sei puntate a lei dedicata.