“Fu un momento imbarazzante.
Lei se ne stava timida, a testa bassa,
per dargli l’occasione di avvicinarsi.
Ma lui non poteva, non ne aveva il coraggio.
Allora lei si voltò e andò via.”
Non so perché ho aspettato tanto a parlare di questo film, che posso ben dire essere il mio film preferito. Sì, posso dire con una certa convinzione che In the mood for love (assieme a 2046 che ne è l’ideale conclusione anche se le riprese furono concomitanti) è il mio film preferito.
Questo capolavoro del 2000 firmato da Wong Kar Wai per me rappresenta quella che viene definita l’opera d’arte totale, la Gesamtkunstwerk, come definiva Wagner l’arte teatrale greca. In questa pellicola, come era nel mio amato precedente greco, si mescolano arti visive, figurative, musicali, poesia, drammaturgia. C’è tutto quello che è in grado di toccare le corde del mio cuore. Non è un caso se nella sezione POETICA DEL BLOG trovate proprio un estratto da questo film.
Scoprii Wong Kar Wai ed i suoi capolavori molti anni fa ormai e fu subito amore. La tensione emotiva che spicca in ogni storia non ha eguali e la ricercatezza visiva rende ogni suo lavoro qualcosa di unico. Ogni sequenza è accompagnata da musiche, celebri o composte ad hoc, che sembrano cucite apposta sulla storia.
Senza divagare ecco una breve sinossi del film.
La storia è ambientata nella Hong Kong del 1962. Su Li-Zhen è una segretaria sposata con un uomo d’affari che viaggia spesso per lavoro, specialmente in Giappone. Chow Mo-Wan è un giovane giornalista sposato con una donna che lavora in un albergo. Le coppie si trovano a diventare vicine di casa e a condividere larga parte della loro vita a causa delle abitudini comunitarie dei rispettivi padroni di casa. Un giorno Su e Chow scoprono che i rispettivi coniugi, i cui volti non vengono mai mostrati al pubblico, sono diventati amanti. La scoperta è lenta e dovuta ad una serie di piccoli indizi che stravolgono le vite personali dei traditi. Da quel momento Su e Chow cercano di capire come è nata la passione fra i fedifraghi immedesimandosi in loro e simulando i loro incontri.
Con l’andare del tempo il rapporto dei due si infittisce, specialmente quando Chow decide di scrivere il suo primo romanzo e chiede aiuto a Su per portarlo a termine. Per evitare che la loro vicinanza venga fraintesa dagli invadenti padroni di casa decidono di darsi appuntamento in una stanza d’albergo, la camera 2046 (punto di partenza per la successiva pellicola di Kar Wai, intitolata proprio così).
Il tentativo di scoprire come i rispettivi coniugi si sono innamorati fallisce poiché Su e Chow capiscono che l’innamoramento è qualcosa di irrazionale e non ha veri motivi: come i loro consorti hanno ceduto all’amore, così loro iniziano lentamente ad innamorarsi l’uno dell’altra, senza avere però il coraggio di ammetterlo e di dimostrarlo, un po’ perché Su non vuole abbandonare il marito, un po’ perché temono il giudizio degli altri e non hanno la forza di stravolgere le convenzioni sociali.
La storia è in sé semplice e certamente qualcosa di noto nella tematica cinematografica, tuttavia il modo con cui viene rappresentata è straordinario: le vicende più banali, come l’acquisto del cibo nei mercati rionali, sono cariche di tensione emotiva; dalle scene di attesa, di dubbio, di timore, traspare un lirismo unico, poetico, certamente poco affine alla cultura tradizionalmente occidentale.
Lo stile di Wong Kar Wai è contraddistinto da lunghissime sequenze prive di dialoghi, con movimenti in slow motion e musiche come unico accompagnamento che, tuttavia, non annoiano minimamente, anzi, incantano come un vero e proprio sortilegio.
La fotografia ha qualcosa di magico: le inquadrature sembrano talvolta dei dipinti veri e propri, realizzati con un sensibile gusto compositivo e con fine accostamento di luci, ombre e colori.
Mi sembra sempre impossibile che a qualcuno possa non piacere questo film ed ammetto di non aver trovato mai nessuno a cui abbia fatto questo effetto: un po’ perché è molto difficile che un simile capolavoro possa non piacere ed un po’ perché, essendo una tipologia di film non proprio adatta al grande pubblico e quindi poco e male distribuito, moltissime persone non hanno mai avuto l’occasione di vederlo.
Credo sia inutile ripetere che amo questo film: ci sono delle scene letteralmente impresse nella mia memoria, come il finale, che è proprio il video che trovate nella POETICA DEL BLOG. L’ho mostrato a quasi tutte le persone che conosco perché ritengo sia qualcosa da vedere assolutamente nella vita. Del resto il British Film Institute lo ha inserito tra i primi trenta film chiave del primo decennio del XXI secolo.
Spero di avervi convinto a dargli una chance!
“Quando ripensa a quegli anni lontani, è come se li guardasse attraverso un vetro impolverato: il passato è qualcosa che può vedere, ma non può toccare; e tutto ciò che vede è sfocato, indistinto.”
Avete visto questo film? Cosa ne pensate?