Ne esce fuori un film delicato e fortemente psicologico. Carico di scelte registiche ben precise. E’ possibile citare ad esempio la scelta di lasciare i coniugi dei protagonisti sempre fuori campo, di non indugiare mai sugli altri personaggi evitandone spesso di farne dei primi piani o quella di una regia del tutto interessata a filmare la ripetizione gestuale dei personaggi. Tutto è centrato sui due protagonisti. Persino il tempo ne è soggiogato. Il montaggio frammenta il film caricandolo di ellissi.
Il carattere ellittico del film ci fa ritornare al punto precedente. Frammentando il tempo in una maniera così drastica, Kar-Wai, “essenzializza” l’intreccio cosa che gli permette lunghe sequenze dove apparentemente non avviene nulla se non una rappresentazione, come già detto, della gestualità dei protagonisti nella loro quotidianità ma anche la creazione di un carattere psicologico molto forte giocato sullo scambio di sguardi dei due. Esemplari sono le ripetute scene della donna che rientra a casa con del cibo precucinato. In queste scene la musica prende il
In the Mood for Love è senza dubbio un film molto notevole ma non da tutti egualmente apprezzabile. L’estremo sentimentalismo dell’opera può risultare non sempre gradito, anche se accompagnato da una regia particolarmente innovativa e interessante. Le lunghissime scene rallentate che intervallano tutta la narrazione tendono a sospendere del tutto l’intreccio causando in alcuni casi un leggero stato di noia.
VOTO: 7/10