L’anno scorso coloro che sono diventati i Merry Men (per la gioia della ‘povna) andavano a comporre una classe di ingresso numerosa e agitatissima, vero e proprio terrore di tutti i professori. Di loro si ricordano – oltre ai quaranta e passa rapporti dopo il primo quadrimestre – diverse imprese originali e brillanti, tra le quali spicca, a due giorni dall’inizio delle vacanze, la distruzione volontaria e sistematica di uno dei muri portanti della scuola.
In un clima del genere (ovviamente, non stupisce) non c’è stato mai verso di farli uscire dal perimetro dell’aula, nemmeno una volta. E questo – se da una parte è stato inevitabile e solo e tanto giusto – dall’altra ha determinato, in tutti loro, la tendenza incoercibile al situazionismo protratto, all’acufene permanente, all’implosione. Perché – questa è una vecchissima teoria, mai abiurata, della ‘povna – una classe, per essere tale, specie nel mondo attuale del terzo millennio, ha un bisogno fisiologico di lezioni di tipo diverso, di varcare la soglia per vedere come è il mondo, andare a zonzo, sperimentare.
Così non è stato l’anno scorso, e così doveva essere. Ma quest’anno i Merry Men, falcidiati, sono rimasti pochissimi. E la ‘povna (che, di suo, è già abbastanza contraria alle regole), una volta constatata la loro predisposizione all’originalità costante, ha dedicato una buona parte del primo quadrimestre a programmare una serie di attività para-scolastiche degne di una compagnia di giro.
“Ora che è iniziato il nuovo anno” – ha dunque esordito quando si sono risalutati tutti – “voglio fare un riassunto dei nostri appuntamenti prossimi. Cominciamo, con il progetto Regole, la settimana prossima; seguono poi il teatro, il progetto sui rifiuti, il cinema, l’incontro sull’alcool, l’archivio di stato, le due lezioni del professore storico, ancora cinema e poi il viaggio in Appennino”.
“Che bello, prof., grazie; quest’anno recuperiamo con gli interessi” – commentava Cirillo Skizzo con gli occhi luccicanti.
“Lezione così mi piace un sacco” – chiosava a bassa voce Weber.
“E poi a febbraio ve ne andate pure al museo della scienza”, aggiunge soddisfatta la ‘povna, sfogliando per l’ultima volta il registro con fare meditativo.
Non l’avesse mai detto. La risposta è immediata, e all’unisono:
“Come prof., ‘andate’, e lei dove pensa di essere, non vuole venire con noi?!”
La ‘povna, (se ce ne fosse bisogno) intenerita, replica:
“Non è che non voglio, ma non posso: questa è un’attività nell’ambito di Trasfigurazione, lo sapete benissimo; e purtroppo per due accompagnatori non avete il numero legale…”.
Seguono, pittoriche, svariate faccette malinconiche. Spazzate via alla fine da Soldino, che suggerisce speranzoso, con il sorriso furbo:
“Ma… e se scrivessimo una lettera al piùcheretto vicepreside in cui gli spieghiamo che siamo proprio incontenibili e solo lei ci può placare?!
La ‘povna li guarda; e li ama. Ancora; e ancora, sempre. C’è davvero altro da dire?