Mentre i partiti affilano le armi in vista degli imminenti impegni elettorali – il centrosinistra alle prese con le primarie e qualche spruzzata di scontri interni nel Pd; il centrodestra alla ricerca dell’identità perduta – cerchiamo di fare il punto della situazione sullo stato socio-economico del Paese che, inevitabilmente, condizionerà la vita (con o senza agenda Monti) di chi sarà chiamato a governare nei prossimi anni. Partiamo da un dato certo: si prospetta ancora difficoltoso il futuro degli italiani. A darne un’idea è il bollettino della Banca d’Italia secondo cui, almeno fino al 2014, alla crescita delle spese per i consumi non corrisponderà la crescita delle retribuzioni. Quindi stipendi sempre più bassi rispetto ai consumi sempre in crescita. Conseguenza di ciò è sicuramente il calo del reddito disponibile delle famiglie. Un calo già registrato nel secondo trimestre del 2012, pari al 3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Bankitalia afferma anche che i costi del credito e i tassi applicati a banche, famiglie e imprese sono in calo, restando tuttavia superiori rispetto alla media dell’eurozona. Nonostante l’uscita della recessione, nel corso del 2013 l’Italia avrà un Pil in negativo. Nel 2012, secondo Bankitalia, il prodotto interno lordo scenderà del 2,4% nel 2012 e dello 0,7% nel 2013. Negativo anche il fronte dei titoli di Stato i quali rendimenti nel terzo trimestre sono diminuiti su tutte le scadenze. “Il calo – riporta il bollettino – si è trasmesso anche ai rendimenti delle obbligazioni delle banche e delle imprese ed è stato accompagnato da una decisa ripresa delle quotazioni azionarie”.
(continua su T-Mag)
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