chi eri. Il tuo vissuto è sparito per sempre. Alzi la mano sana e la guardi stupita, così come fa un neonato la prima volta che apre gli occhi sul mondo. Il sondino per la nutrizione te lo sei tolto più volte, e così ti dobbiamo legare la mano al letto, per evitarti il dolore e la sofferenza di dovertelo cacciare giù per il naso un’altra volta. Il tuo corpo è immobile, mosso e riposizionato solo dalle infermiere che ti cambiano il pannolone, ti controllano il catetere, ti spingono medicine e pappe liquide giù per il naso, ti curano le piaghe. In un attimo tutto è cambiato, la tua vita e la nostra. I medici, con la cartella clinica in una mano ed il “siamo spiacenti” di circostanza nell’altra, ci hanno sollecitato a trovare una residenza sanitaria per anziani che possa accoglierti al più presto. In pratica, ti hanno dato il foglio di via, con urgenza, grazie… Con pacchi di moduli e documenti vari, frastornati e storditi, ci siamo messi in coda nelle r.s.a. della zona. I posti si liberano coi morti. Esce una bara con un corpo e ne entra un altro seduto in carrozzina o sdraiato su di un letto antidecubito. I più “fortunati” ci arrivano camminando, per scelta o costretti. Non so. Abbiamo fatto anche un salto in Comune, ma ci è stato detto che a noi non spetta alcun tipo di aiuto economico: siete i figli e dovete pagare, e se non ci son figli spetta ai nipoti, ai fratelli. “Loro” si attivano solo se l’anziano non ha proprio nessuno e la pensione non basta a pagare la retta. Allora abbiamo fatto presente che la tua pensione e l’accompagnamento non bastano nemmeno a te. L’assistente sociale ci ha guardati dall’alto in basso, come se fossimo andati a chiedere l’elemosina, come se non volessimo tirar fuori i quattrini per pagare il tuo nuovo alloggio. Quanta gente incompetente e inumana abbiamo trovato sul nostro cammino ma, a parer mio, l’assistente sociale da noi incontrata non la batte nessuno. Mi chiedo con che criterio sia stata messa lì a decidere, a spulciare e a criticare la vita altrui. Mamma, “fortuna” che sei anziana e malata e non una minorenne, perché la iena sociale, che credo ci abbia considerati indegni figli, ti avrebbe sicuramente strappata a noi per darti in affidamento ad un’altra famiglia. Bé, alla fine ce ne siamo andati dicendole che i servizi “sociali” in Italia corrispondono perfettamente ai servizi “antisociali” dati, e che le altissime tasse da noi pagate non giustificano assolutamente queste mancanze. Ma l’assistente “del non so che cosa” aveva già chinato la testa sulla sua scrivania, ponendo fine così a qualsiasi altra richiesta o discussione. Abbiamo visitato parecchie residenze per anziani, e ci s’è stretto il cuore. Ah, pulite son pulite e i malati curati e ben accuditi. Ma il dondolio delle teste, gli occhi fissi, la postura sghemba e la tristezza che avvolge le stanze mischiandosi col tanfo dei pannoloni sporchi impregnati di feci ed urina, ci hanno ribaltato lo stomaco e segnato l’anima. Puoi buttare tutto il detergente che vuoi e strofinare forte con la candeggina, ma i bisogni del corpo si ripetono più e più volte durante la giornata, e gli odori impregnano i muri, i pavimenti, i cuori. Ora siamo in coda qua e là: siamo sesti, sessantesimi, quarantottesimi. Nel frattempo una r.s.a. ti ha accolto per qualche tempo nel reparto del “sollievo”. Finché si libererà un “posto fisso” in quella struttura o altrove. E poi, sollievo per chi? Per la r.s.a. che esige da noi il doppio della retta al fine di “sollevarci”? Per chi è ricco e se lo può permettere? Per chi non può ma si svena per compensare le mancanze di uno Stato che se ne frega dei suoi anziani e di chi li deve accudire? Vorremmo riportarti a casa, ma non si può, ci è stato sconsigliato. L’assistenza deve essere ininterrotta, perché i tuoi giorni e le tue notti devono essere vegliate di continuo da medici, infermieri, badanti. Per quell’accanimento terapeutico che ti deve tenere in vita a tutti i costi, per quella che tutto è tranne che vita.
chi eri. Il tuo vissuto è sparito per sempre. Alzi la mano sana e la guardi stupita, così come fa un neonato la prima volta che apre gli occhi sul mondo. Il sondino per la nutrizione te lo sei tolto più volte, e così ti dobbiamo legare la mano al letto, per evitarti il dolore e la sofferenza di dovertelo cacciare giù per il naso un’altra volta. Il tuo corpo è immobile, mosso e riposizionato solo dalle infermiere che ti cambiano il pannolone, ti controllano il catetere, ti spingono medicine e pappe liquide giù per il naso, ti curano le piaghe. In un attimo tutto è cambiato, la tua vita e la nostra. I medici, con la cartella clinica in una mano ed il “siamo spiacenti” di circostanza nell’altra, ci hanno sollecitato a trovare una residenza sanitaria per anziani che possa accoglierti al più presto. In pratica, ti hanno dato il foglio di via, con urgenza, grazie… Con pacchi di moduli e documenti vari, frastornati e storditi, ci siamo messi in coda nelle r.s.a. della zona. I posti si liberano coi morti. Esce una bara con un corpo e ne entra un altro seduto in carrozzina o sdraiato su di un letto antidecubito. I più “fortunati” ci arrivano camminando, per scelta o costretti. Non so. Abbiamo fatto anche un salto in Comune, ma ci è stato detto che a noi non spetta alcun tipo di aiuto economico: siete i figli e dovete pagare, e se non ci son figli spetta ai nipoti, ai fratelli. “Loro” si attivano solo se l’anziano non ha proprio nessuno e la pensione non basta a pagare la retta. Allora abbiamo fatto presente che la tua pensione e l’accompagnamento non bastano nemmeno a te. L’assistente sociale ci ha guardati dall’alto in basso, come se fossimo andati a chiedere l’elemosina, come se non volessimo tirar fuori i quattrini per pagare il tuo nuovo alloggio. Quanta gente incompetente e inumana abbiamo trovato sul nostro cammino ma, a parer mio, l’assistente sociale da noi incontrata non la batte nessuno. Mi chiedo con che criterio sia stata messa lì a decidere, a spulciare e a criticare la vita altrui. Mamma, “fortuna” che sei anziana e malata e non una minorenne, perché la iena sociale, che credo ci abbia considerati indegni figli, ti avrebbe sicuramente strappata a noi per darti in affidamento ad un’altra famiglia. Bé, alla fine ce ne siamo andati dicendole che i servizi “sociali” in Italia corrispondono perfettamente ai servizi “antisociali” dati, e che le altissime tasse da noi pagate non giustificano assolutamente queste mancanze. Ma l’assistente “del non so che cosa” aveva già chinato la testa sulla sua scrivania, ponendo fine così a qualsiasi altra richiesta o discussione. Abbiamo visitato parecchie residenze per anziani, e ci s’è stretto il cuore. Ah, pulite son pulite e i malati curati e ben accuditi. Ma il dondolio delle teste, gli occhi fissi, la postura sghemba e la tristezza che avvolge le stanze mischiandosi col tanfo dei pannoloni sporchi impregnati di feci ed urina, ci hanno ribaltato lo stomaco e segnato l’anima. Puoi buttare tutto il detergente che vuoi e strofinare forte con la candeggina, ma i bisogni del corpo si ripetono più e più volte durante la giornata, e gli odori impregnano i muri, i pavimenti, i cuori. Ora siamo in coda qua e là: siamo sesti, sessantesimi, quarantottesimi. Nel frattempo una r.s.a. ti ha accolto per qualche tempo nel reparto del “sollievo”. Finché si libererà un “posto fisso” in quella struttura o altrove. E poi, sollievo per chi? Per la r.s.a. che esige da noi il doppio della retta al fine di “sollevarci”? Per chi è ricco e se lo può permettere? Per chi non può ma si svena per compensare le mancanze di uno Stato che se ne frega dei suoi anziani e di chi li deve accudire? Vorremmo riportarti a casa, ma non si può, ci è stato sconsigliato. L’assistenza deve essere ininterrotta, perché i tuoi giorni e le tue notti devono essere vegliate di continuo da medici, infermieri, badanti. Per quell’accanimento terapeutico che ti deve tenere in vita a tutti i costi, per quella che tutto è tranne che vita.